L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Che uno studioso del calibro di Arnaldo Momigliano, docente alle università di Torino, Pisa, Londra, definito da Donald Kagan "il più importante studioso al mondo della storiografia del mondo antico", insignito del titolo di Knight del Regno Unito, possa essere stato coinvolto in una diatriba quasi insensata su chi avesse praticato per primo il gioco del pallone, di cui gli inglesi si professavano indiscussi inventori, sembra quasi un’assurdità. Eppure all’inizio del 1947, con le strade inglesi ancora fumiganti di rovine, lui e Sutcliffe (l’io narrante) sono invitati a una cerimonia d’iniziazione in cui, alla presenza di famosi saggi di Oxford, è richiesto ad Arnaldo un resoconto sui giochi di palla dell’antichità. E quando Arnaldo asserisce che la prima partita di calcio era stata giocata a Firenze nel 1530, in piazza Santa Croce, in una disfida tra i fiorentini e gli spagnoli assedianti, inviati da Carlo V per sconfiggere la repubblica, scaturisce una baruffa con gli inglesi, che lo sfidano a provarlo. Arnaldo parte per l’Italia e scava in biblioteche per esumare i documenti dell’epoca. In realtà questo beffardo romanzo è un pretesto per sciorinare la storia della prima metà del 500 in modo irriverente e beffardo. Inizia con la cattura di Francesco I a Pavia (1525) e continua col sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi per continuare con le beghe tra papa Clemente VII (un Medici) e Carlo V. Clemente ha visto i Medici cacciati da Firenze e vuole la rivincita a tutti i costi, stringendo la città in un lungo assedio da truppe spagnole. I fuochi d’artificio arrivano con la partita di pallone tra assediati e assedianti (rovescio della medaglia di Fieramosca e la Disfida di Barletta), 20 febbraio 1530, con Michelangelo che traccia le linee di campo col gesso (!) e una folla immensa che invade la piazza e la città intera. E l’invenzione di un Machiavelli che nel 1502 avrebbe scritto “del modo di giuocare il calcio per i carnevali”. Godibile, divertente e dissacrante.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore