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Ogni essere umano affronta i grandi drammi della vita in modo differente. Ogni scrittore può descriverli con un diverso approccio narrativo e culturale.
Ogni lettore apprezza e cerca quello che a suo parere è il miglior modo di raccontare una storia.
Penso che quello di Diogo Mainardi sia il miglior modo in assoluto per comunicare agli altri quella che è una delle tragedie più atroci che possa colpire una persona: avere un figlio fortemente handicappato.
Nessun autocompiacimento, nessun titillare il lettore con narrazioni pietose, nessuna ricerca della compassione. Solo lucida, pulita, ironica, drammatica narrazione di una storia.
Che Gianni e Pinotto riescano a diventare un modello perfetto per descrivere la fisicità del figlio, o il suo cervello; che il figlio di Rembrandt - Tito - sia, non solo per omonimia, una pietra di paragone della sua esistenza; che nei fotogrammi girati da Hitchcock per Vertigo si trovi l'essenza del cadere e sopravvivere quotidiano: tutto sembra normale nella descrizione che Mainardi fa di una relativa eccezionalità.
Da sottolineare subito che la piacevolezza della lettura non può non essere legata anche alla qualità della traduzione, in questo caso firmata dallo scrittore Tiziano Scarpa. Subito nasce la curiosità: come avrà lavorato? Quali difficoltà avrà incontrato? Che significato assume la traduzione per uno scrittore? Abbiamo rivolto le domande direttamente a lui e qui trovate queste e altre risposte.
La storia di Tito Mainardi è purtroppo simile a quella di molti altri.
Tito è nato 13 anni fa, e sarebbe stato un bimbo sanissimo se l'errore di un medico dell’Ospedale di Venezia non gli avesse causato una paralisi celebrale che comporta problemi di deambulazione e parola.
L’errore del medico è stato “risarcito” economicamente, ma la rabbia, il dolore per una vita che avrebbe potuto essere diversa non si può risarcire.
Malgrado tutto, però, la famiglia Mainardi (mamma, papà e il fratellino Nico) vive serenamente. Malgrado tutto questo libro trasmette coraggio, forza, determinazione e gioia.
Tito è stato sfortunato, ma ha la grande fortuna di avere una famiglia che lo sostiene. Di certo non si può dire così per tutti i bambini che soffrono di paralisi cerebrale - tantissimi, molti di più di ciò che si pensi: Mainardi parla di uno su 500 nati su scala mondiale.
Certo, se sei uno dei due figli di Neil Young, ad esempio, potrai aspettarti una vita migliore, un'assistenza completa, terapie innovative.
Se sei il figlio di Diogo Mainardi - e vivi tra un palazzo storico del centro di Venezia e Ipanema - riuscirai ad avere un risarcimento di oltre 3 milioni di euro che potrai utilizzare per avere assistenza, terapie, una vita migliore.
Ma se l'errore medico causa la paralisi cerebrale al figlio di una coppia modesta sia dal punto di vista culturale che economico?
A questo, a dire il vero, il libro non risponde.
Tuttavia lancia, in sintesi, un messaggio universale: "saper cadere ha molto più valore che saper camminare".
A cura di Wuz.it
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