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Condivido Alessandro Manzoni nella sua celeberrima ode il “Cinque maggio”: "Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza. Nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar.” Non spetta a noi comuni mortali il sovrumano compito di "giudicare" il '68. Solo qualche riflessione. Ecco quindi il tormentone del 2008. Si evidenzia una crescente emergenza educativa sia nella scuola sia all’interno della famiglia? Tutta colpa dei numerosi reduci del '68 siano essi docenti e/o genitori. Ci portiamo addosso la lacerazione di una stagione della storia internazionale nell'occhio del ciclone mediatico esattamente come la nuova generazione di giovani tedeschi fatica a convivere con la profonda ferita del proprio recente passato, una delle tante del noto “secolo di ieri”. Riduttivo e rischioso generalizzare banalmente una questione ben più complessa. A tratti ne scorgo una lettura fin troppo semplicistica dei soliti protagonisti doc e degli attuali antagonisti, allora osservatori distaccati, che ora pontificano. Coloro che, per vari motivi, non si fecero coinvolgere dall’utopia di voler cambiare il mondo ma soprattutto lo stile di vita che si respirava. Questa l’originalità del prezioso apporto di un nuovo libro sulla complessa revisione intelligentemente autocritica, saggio solo parzialmente autobiografico scritto e descritto con raffinata e colta freschezza dalla mente eclettica di Giovanni Cominelli. Vi si scorgono sequenze degne di un film di Ermanno Olmi: “La vita di un bambino di montagna: il pagliericcio fatto di foglie di granoturco, una camiciola, la testa rapata a zero, talora lavata con il petrolio per tener lontani i pidocchi.Sono nato nello stesso giorno in cui Antoine de Saint-Exupéry pubblica Il piccolo principe. Ma è troppo evidente che non è per quelli come me che il giovane e eroico aristocratico scriveva.” Leggere questo documento fuori dagli schemi equivale ad imbattersi in una travolgente avventura umana, ancor più di un'esperienza politica, seppur ampia.
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