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Anno edizione: 1997
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Burgess è un incredibile trasformista. Se avessi letto questo libro "alla cieca", non avrei mai, mai creduto fosse suo. Chi ha amato "Arancia meccanica" e "MF" rimarrà deluso.
Recensioni
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BURGESS, ANTHONY, Un cadavere a Deptford, Garzanti, 1995
BURGESS, ANTHONY, ABBA ABBA, Biblioteca del Vascello, 1995
recensione di Thomson, G., L'Indice 1995, n. 7
recensione pubblicata per l'edizione del 1995
C'è un tunnel aereo che collega "ABBA ABBA" e "Un cadavere a Deptford", una linea telefonica invisibile attraverso cui i nomi di John Keats e Kit Marlowe si chiamano l'un l'altro. Entrambi sono destinati a modificare irrevocabilmente la rotta del verso inglese, entrambi a morire prima del loro trentesimo compleanno. Nella storia riscritta da Burgess abbiamo l'impressione che i due poeti abitino la crepa del tempo che prelude alla morte: stanno per morire ma sanno che in realtà sono già deceduti.
La divertente simmetria di "ABBA ABBA" (non è l'anafora del famoso gruppo pop svedese ma lo schema metrico delle quartine nel sonetto) traccia un improbabile punto di incontro tra John Keats e Giuseppe Belli. È il 1821: Keats, malato di tubercolosi, sta vivendo i suoi ultimi giorni in una stanza d'albergo romana mentre Belli, consumato dai sensi di colpa legati alla sua scrittura blasfema, è tormentato dal dubbio che incombe sul suo futuro letterario - accettare "la corona di Petrarca" e perpetuare quella che Witold Gombrowicz chiama "pura poesia", o imboccare il cammino volgare "nei campi di cavolo e nelle chiazze di birra sul tavolo di osteria".
È proprio Keats a offrire una risposta a questo dilemma con due sonetti che mostrano come la forma più alta possa essere "asservita a argomenti bassi": l'uno è "Al gatto della signora Reynolds", la cui dissonanza anticipa una musicalità decisamente più moderna, l'altro è una traduzione dell'inno di Belli al membro maschile, un catalogo di giochi di parole oscene impregnate di morte che il poeta romano non aveva intenzione di divulgare e che, con rabbia e vergogna, scopre esser stato tradotto. Quest'ultimo, come le altre traduzioni delle poesie di Belli incluse nell'appendice del libro, è in realtà di Burgess stesso: come Borges, egli inventa un traduttore spurio a cui affidare la responsabilità della scrittura, mostrando il doppio tradimento della traduzione, nel senso e nel rendere "pubblico" un linguaggio privato.
Gli eventi di "ABBA ABBA" sono attraversati dalla presenza imponente di Napoleone che sta morendo di cancro a Sant'Elena, cancro egli stesso del sogno rivoluzionario ormai cadaverico. In fondo Bonaparte è la disperata personificazione storica del Tamerlano cinquecentesco di Kit Marlowe che, insieme a Faust, ha contribuito a dar forma alla nozione umanistica del 'self-made man'. In "Un cadavere a Deptford", l'ultimo romanzo di Burgess, Marlowe, come molti altri personaggi, è un uomo che non sa nemmeno il proprio nome (Marley/Morley/Merlin?). È un orfano della storia che sembra libero di reinventarsi a piacimento, ma questa illusione di carta bianca esiste solo a livello teorico. Burgess, attraverso lo sguardo di attore - narratore incapace di "mettere al bando l'immaginazione", lo plasma come una variazione del dottor Faust. Kit stringe un patto con i servizi segreti della regina inglese e questo porterà alle esecuzioni raccapriccianti dei cospiratori cattolici: è un patto mefistofelico con Dio.
Il Marlowe di Burgess, come un funambolo, si muove con equilibrio precario. Sembra una spia dei romanzi di Le Carré ma al tempo stesso è un idealista alla ricerca della bellezza e della libertà, ed è proprio attraverso questo filo che l'autore mostra la natura schizofrenica dell'epoca. L'idea umanista di soggetto nasce da un atto di 'mauvaise foi' un rinnegamento delle condizioni storiche che permisero la sua apparizione. Questo paradosso raggiunge il suo apice in una delle scene più belle del romanzo, quella in cui una donna gravida viene uccisa accidentalmente durante la rappresentazione di un dramma di Marlowe ma lo spettacolo continua lo stesso: la sublime tragedia del teatro ha molto più valore dell'assoluta banalità della vita reale e della morte.
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