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Anno edizione: 2024
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Il film 🎥 e’ un offesa per le donne vittime di violenze La protagonista è una donna serenamente piegata, quasi una caricatura di se stessa, con lo sguardo perso in un'espressione di bieca rassegnazione che però non trasporta disperazione o dolore, ma un simpatico quanto carnevalesco spirito di rappresentazione teorica. Accanto alla violenza, volutamente smorzata da una tecnica registica quasi offensiva verso la stessa, ci ritroviamo a chiederci cosa significhi realmente. Perché se da una parte il tecnicismo rende soft il messaggio e lo consegna fruibile al pubblico, dall'altra sembra mancare dell'incisivita' intrinseca all'oggetto. Delia subisce e non cambia espressione, per quasi tutti i 120 minuti del film. Ma all'improvviso è in grado di racimolare soldi per un abito da sposa e far esplodere un bar, così, per grazia ricevuta. La Cortellesi ci racconta una storia di soprusi, ci incanta con le musiche di Dalla e con le sue trovate fotografiche degne di nota. Eppure non ci spiega niente delle donne.Se il film doveva essere intriso di neorealismo, avremmo fatto meglio a vedercela tutta la violenza e tutta la forza della sua distruzione. Perché mettere in scena un balletto e poi consegnarlo nelle mani della rassegnazione, alla fine non è servito a nessuno. Specialmente a tutte quelle donne che all'interno delle mura domestiche hanno combattuto. Che non subivano con lo sguardo da miserine. E che lo facevano con la tacita forza di condannare ciò che vivevano, senza finti sorrisi e forzature. No. Non è un film sul neorealismo e men che meno sul femminismo. È una cartolina ben colorata, in netto contrasto col suo “bianco e nero”.
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