Il burattinaio
di Mariele Rosina
Che cosa hanno in comune una giovane maestra innamorata di un partigiano, un'anziana sarta che parla ai fantasmi, un venditore di ombrelli sfuggito al racket della droga, una pianista in carriera, una regina prossima alla morte, un professore vecchio e misogino e una zitella in pensione? Apparentemente nulla, eppure il denominatore comune che impregna la vita e condiziona le azioni di questi e di altri personaggi è l'amore. Può essere un amore ritrovato, o deluso, o negato, o disperato, o soltanto misconosciuto che si rivela, all'insaputa di chi lo prova, con un gesto eroico. L'amore è il poliedro di cristallo penetrato da un raggio di sole che si sfrangia in tutte le sue facce, assumendo colori o sfumature diverse a seconda della luce e dell'inclinazione di ciascuna. È qui rappresentato, in molte forme e manifestazioni, su un palcoscenico virtuale: l'amore platonico per un compagno idealizzato, quello fraterno e filiale, quello materno, quello che rifiuta i legami, ma che lega fino alla morte. C'è chi lo cerca e non lo trova, chi l'ha trovato e non lo vuole perdere, chi l'ha perduto e non si rassegna, chi non l'ha mai avuto e si illude di poterne fare a meno finché non lo scopre dentro di sé come forza salvifica. È l'amore il filo invisibile che collega i protagonisti di queste vicende, un filo sottile che invano qualcuno cercherà di tirare e persino di spezzare, restandone però sempre più avviluppato. )
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