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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 1997
Anno edizione: 2012
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Libro piacevole e molto interessante. Non si dilunga ma esprime efficacemente concetti utili e precisi. Consigliato al giorno d'oggi per riscoprire l'importanza delle buone maniere, che ha risvolti e impatti spesso sottovalutati.
Veramente educativo. Da studiare, più che leggere....
Recensioni
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D'URSO, VALENTINA, Le buone maniere
BURKE, PETER, L'arte della conversazione
recensione di Rocci, F., L'Indice 1998, n. 1
Con il saggio di Peter Burke "L'arte della conversazione" e il manuale "Le buone maniere", che trattano entrambi dei modi e delle ragioni che regolano la vita di società, la casa editrice Il Mulino dà un'abile risposta all'interesse per le regole "civili" vivo negli studiosi almeno quanto nel vasto pubblico.
Il testo più prestigioso dei due, "L'arte della conversazione", è però deludente, specie per chi avesse letto "The art of conversation "(Polity Press, 1993), e si aspettasse ora di trovare un approfondimento delle prospettive di ricerca suggerite allora da Burke. Qui compare invece la traduzione di tre saggi presentati in quel volume dallo storico britannico, uno dei quali era anche stato già pubblicato in Italia dalla Laterza nel 1990 all'interno di "Lingua società e storia". Vi si aggiungono due brevi inediti sulle parlate gergali. Burke non ha certo smarrito il suo acume, né l'abilità nell'attingere a campi differenti del sapere, per dare una lettura storica degli avvenimenti in cui hanno parte l'antropologia, la sociologia e il confronto fra le differenti realtà geografiche nel lungo periodo, ma i testi qui presentati hanno tutte le caratteristiche del saggio breve, che apre delle prospettive più che affrontare compiutamente un tema. In quella che è forse la parte più stimolante, si analizzano le regole della conversazione nei manuali di buone maniere composti dal Cinquecento alla fine del Settecento. Attraverso le sue rapide pennellate fra i secoli, l'autore mette in luce la stretta relazione fra i mutamenti nelle regole del dialogo e quelli generali del vivere civile, ipotizzando una prevalenza rinascimentale dei modelli italiani, soppiantati dagli ideali francesi del "Grand Siècle", che a loro volta dovettero lasciare spazio all'affermazione della nuova società inglese del Settecento.
Altrettanto interessante risulta la parte conclusiva, anch'essa dedicata alle origini di quella che, secondo le stesse parole di Burke, "Norbert Elias chiama 'civilizzazione' e Michel Foucault 'disciplina'". In modo parallelo e opposto a quanto fatto per la conversazione, si tratta qui del silenzio, esaminando regole e significati del tacere, dall'educata riservatezza richiesta alle donne, all'ostilità che trapela da una risposta non data, dalla tacita partecipazione al dolore, fino all'esclusione dell'altro.
Più settoriali, anche se in qualche modo legate all'attualità per il lettore italiano, sono le pagine sullo sviluppo e l'affermazione della nostra lingua come elemento di coesione nazionale. Risultano infine un poco eccentrici rispetto all'argomento principale i due inediti, l'uno riservato alla storia sociale del gergo, lingua dei malavitosi come dei piccoli gruppi che vogliono affermare la loro identità, e l'altro allo specifico e vituperato gergo accademico, nella sua doppia veste di linguaggio tecnico e di fattore di isolamento intellettuale.
La traduzione di Andrea Tuveri è precisa anche se a tratti lievemente meccanica.
Al contrario, rappresenta una piacevole sorpresa il libricino di Valentina D'Urso inserito (con educato "understatement"?) nella collana dal titolo, che non potrebbe essere meno pretenzioso, di "Farsi un'idea". Non si tratta dell'ennesimo manualetto sul "si fa e non si fa", ma di un mini-saggio sui galatei, sulla loro evoluzione e, soprattutto, sulle differenti regole di comportamento, sul significato che hanno poi assunto e sul valore che ha conoscerle per decidere se rispettarle o meno. Il tono è chiaro e sintetico ma non didascalico. Si parte dalle antiche, e oggi ritenute non più necessarie, norme sull'igiene, fino a raggiungere le attualissime regole di "galateo ecologico". Completano il volumetto quattro pagine fitte dei consigli di lettura essenziali per "saperne di più".
Non manca qualche scivolone storico (come attribuire al cortigiano cinquecentesco la "dissimulazione" che sarebbe stata ricercata solo un secolo dopo); vi è pure qualche eccessiva semplificazione (si dice, ad esempio, che "urbano" e "civile" sono legati alla valenza positiva data alla vita in città, ma si dimentica di sottolineare il valore negativo che assunsero termini come "villano" e "cafone", legati alla società contadina), né sono assenti alcune fastidiose ripetizioni e qualche vezzo linguistico mutuato dalla parlata contemporanea, ma nel complesso il volume, pur così stringato, è intelligente, assai interessante e pure gradevole.
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