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Recensioni La bufera e altro. Ediz. commentata

Recensioni: 5/5

«Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amore mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbacini nell'Antro e si distrugga
in Lui, per tutti»

«Un libro straordinariamente ricco per architettura compositiva, varietà tematica, riferimenti storici ed esistenziali, registri espressivi ma anche soprattutto per la presenza di sensi simbolici e allegorici»Il Venerdì

Nel 1956, diciassette anni dopo "Le occasioni", Eugenio Montale pubblica il terzo grande capitolo della sua opera in versi, "La bufera e altro", che ne conferma la piena, esemplare centralità nel panorama della poesia del Novecento. La "bufera" del titolo è da riferirsi alla guerra, e dunque all'attraversamento di una tragedia storica, ma, come lo stesso autore chiarì, «è anche guerra cosmica, di sempre e di tutti». E dunque il libro si caratterizza per una aperta tematica vertiginosa, che oltrepassa l'epoca stessa della sua composizione. In questo quadro straordinariamente complesso trovano spazio le figure femminili di interlocutrici privilegiate come Clizia e Volpe, ma anche l'ardua meditazione a ridosso delle ombre degli scomparsi, spinta fino a quella che Gianfranco Contini definì «l'abolizione della barriera fra vita e morte». Montale si muove in un ampio territorio, insieme reale e allegorico, quotidiano e apocalittico, variando i toni, passando dagli accenti più alti a soluzioni epigrammatiche in una lingua di più prosastica e meno lirica eleganza. La bufera e altro si impose subito come un nuovo capolavoro, che oggi possiamo finalmente leggere con l'ausilio di un innovativo, attesissimo commento e di importanti contributi saggistici, tra cui quello di Franco Fortini, che di questi testi ebbe a scrivere: «Rattrappite e indistruttibili, le poesie di Montale sono state per me il paragone stesso della poesia intesa come veglia d'armi e arte regia. Non le rileggo: ma in certe ore si aprono nella memoria, rompendo grumi e cartilagini dell'età sanguinosa che con noi hanno attraversata». )
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