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Brutti, fessi e cattivi. Lessico della maldicenza italiana - Giovanni Casalegno,Guido Goffi - copertina
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Descrizione


Strutturato in ordine alfabetico e ricco di sostantivi e aggettivi che in comune hanno lo scopo di designare qualità, comportamenti, atteggiamenti, difetti, tratti fisici e morali negativi di una persona, condizioni sociali o professioni degradanti, "Brutti, fessi e cattivi" rivela come la lingua italiana presenti una inaspettata varietà sia di termini sia di registri in tale ambito. In questo dizionario troviamo parole triviali insieme a parole colte, voci d'autore insieme a voci dell'uso quotidiano, voci dotte e voci di uso basso, termini gergali e regionali, epiteti coloriti o scherzosi, a dimostrazione di una ricchezza linguistica straordinaria che meritava di venire alla luce nella sua completezza.
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Dettagli

2005
XIX-411 p., Brossura
9788860080035

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Emil
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Giovanni Casalegno è un grande. E' risaputo. Soprattutto per chi ha pure la fortuna di conoscerlo. Avete letto gli altri? Consiglio vivamente "Scrostati gaggio", il dizionario del gergo giovanile. Con lui la parolaccia si trasforma in cultura e riflessione, e ogni termine diventa stravagante e simpatico.

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chiara
Recensioni: 5/5

Ho scoperto questo libro sullo scaffale della libreria Feltrinelli vicino a Piazza Navona e mi è subito piaciuta la copertina. L'ho comprato (anche se 25 euro...) e l'ho letto insieme a mio marito. E' divertentissimo. Abbiamo scoperto un sacco di insulti sconosciuti insieme a tanti noti. Ma soprattutto ci sono piaciute le citazioni che accompagnano i singoli termini ingiuriosi, sono tantissime! e spesso sono davvero belle da leggere. Abbiamo trascorso un intero pomeriggio a scambiarci ingiurie di ogni tipo e ne abbiano trovare tante molto appropriate ai nostri caratteri. Lo consiglio a tutti!!

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Voce della critica

Quello dell'ingiuria e della maldicenza è un ambito espressivo che non risulta limitato alla lingua parlata ma si presta bene all'uso letterario e all'amplificazione retorica. Ci sono molti passi del Gargantua e Pantagruel in cui Rabelais si produce in fantasiose raffiche d'insulti seguendo una frenesia elencatoria e paradossale. Contraddicendo ogni regola della buona transazione commerciale i produttori di focaccia affrontano gli acquirenti con una sequela di insulti da antologia chiamandoli “cafoni” “senza-denti” “pellirossi” “ubriaconi” “cagaletto” “furfanti” “lime sorde” “fannulloni” “buzzoni” “mirabolanti” “buonaniente” “zoticoni” “rompiballe” “scrocconi” “mugherini” e anche “guardiani di stronzi2. Si tratta di una battaglia serrata senza esclusione di colpi pari a quella che il conte Kent intraprende ai danni del siniscalco Oswald nel Re Lear di Shakespeare: “Ti conosco per un furfante una canaglia un leccapiatti; per un volgare orgoglioso stupido miserabile ribaldo con tre mute di panni cento sterline e sudicissime calze di lana (…) per uno che al fin d'aversi il benservito non esiterebbe a farsi ruffiano e che non è altro se non un composto d'una canaglia d'uno straccione d'un vigliacco d'un tenutario di lupanare ed un figlio ed erede d'una cagna bastarda”. L'efficacia dell'affronto sembra dipendere dalla capacità creativa di accumulare e variare le forme dell'insulto seguendo un codice retorico che Borges nell'Arte dell'ingiuriare del 1933 cercò di fissare parlando di antifrasi litote epigramma scarto linguistico falso elogio inversione. La ricca e divertente rassegna compilata da Casalegno e Goffi comprende come ben chiarito dal titolo del dizionario i termini che indicano le caratteristiche umane negative a partire da quelle fisiche che segnalano impietosamente lo scarto dal canone estetico o dalla normalità. Ma sono le colpe morali ad addensare il maggior numero di epiteti ingiuriosi a partire dalla stupidità e dalla cattiveria per giungere all'avarizia alla golosità alla vigliaccheria e alla lussuria. Il corpo è al centro di una totale degradazione come attestano anche gli esempi letterari riportati dagli autori che colgono gli aspetti più bassi e privati delle funzioni sessuali e fisiologiche. E parallelamente l'essere umano viene accostato con la stessa idea di avvilimento e di disprezzo a ogni tipo di animale: la scrofa il bisonte il bue il bufalo il serpente il mandrillo il tapiro. Se inspiegabilmente non ci sono attestazioni di “caprone” nel significato di “marito tradito” mentre sono frequenti fin dal Quattrocento quelle di “becco” termine che indica appunto il maschio della capra (forse per sineddoche da “cornuto”) non possiamo tuttavia rimanere sordi al lamento belante di Batacchi: “Io son pecoro signori! / Ramiro chiava la mia moglie”.


Monica Bardi

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