Nel giugno 1944 Mussolini, a capo della Repubblica sociale italiana, decretava: «La struttura politico-militare del Partito si trasforma in organismo di tipo militare e costituisce il Corpo Ausiliario delle squadre d'azione di Camicie Nere». Sottoposte alla «disciplina militare ed al Codice penale militare del tempo di guerra», il 1° luglio nascevano le Brigate nere, con esclusive funzioni di lotta contro i «ribelli». Il fascismo tornava dunque ad armarsi, come agli inizi squadristi della sua parabola. Nella memoria collettiva quella milizia di «credenti, obbedienti, combattenti» è diventata l'emblema stesso della Repubblica di Salò e del suo «terrore senza passioni». Grazie a un'enorme ricerca documentale su fonti d'archivio e pubblicistica di regime, Dianella Gagliani ricostruisce il passaggio alla militarizzazione del Partito nella condizione subalterna di alleato-occupato in cui si trovava l'Italia di allora. La sua attentissima indagine storiografica non perde mai di vista l'intreccio tra i diversi piani: l'apparato istituzionale e le vicende di gruppi e di singoli, i modelli di «santa avanguardia» e comunità guerriera a cui si richiamava il brigatismo nero, la realtà di una violenza sempre più brutale. Con la «consapevolezza - dolorosa - che quel mondo appartiene a noi e a quelli che verranno dopo di noi, come parte integrante della nostra storia e del nostro patrimonio comune, e che un ragionamento intorno ai caratteri della nazione e della cittadinanza non può prescindere da questo tassello». Prefazione di Claudio Pavone.)
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