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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2002
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Bellissimo libro su un pezzo di storia della seconda guerra mondiale che non conoscevo, coinvolgente e pieno d'azione.
Sono pochi i libri, come questo, che commuovono e convincono della necessità e anche del ritardo con cui Israele rispose e partecipò alla lotta contro l'infamia nazista. Ritardo si fa per dire perché nel 1944 quando la Brigata si costituì per affiancare gli eserciti alleati nella battaglia in Italia contro il nazismo e le forze di occupazione, Israele non era ancora uno Stato nazionale e lo sarebbe diventato quattro anni dopo, tuttavia quando la lotta è contro il male e il nazismo lo era, la forma giuridica dell'eroe che attacca il Male per distruggerlo ha poca importanza. Importante è la lotta e la vittoria finale che la brigata ottenne e che contribuì a far conseguire agli eserciti alleati che affiancò nella campagna militare d'Italia contro il nemico tedesco. Quello che colpisce dell'opera è la implacabile determinazione di questa formazione militare sionista di cinquemila uomini che portarono nell'agone della guerra di liberazione anzitutto l'eccezionale preparazione militare dei suoi combattenti e soprattutto la spietata e implacabile volontà di vendetta e redenzione che misero in atto. Si sa che dopo il crollo delle linee difensive tedesche in Italia prima la linea Gustav e poi la linea Sigfrid l'avanzata degli alleati e il tracollo della Wehrmacht nella piana del Po venivano commentati dagli ufficiali tedeschi allo stesso modo con cui si commentava la campagna di Jugoslavia alla quale nessun soldato tedesco voleva partecipare perché l'ordine del Partizan slavo era perentorio: niente prigionieri. Il terrore e lo sbigottimento palesati dai tedeschi in Iugoslavia tuttavia niente erano rispetto il vero e proprio panico da cui le Waffen SS dislocate in Italia (fonte: Dollman) al solo sapere che l'avversario stava attaccando con la Brigata ebraica, la più temuta e terrificante perché non avrebbe lasciato vive nemmeno le pulci delle divise ariane. E così fu. Eseguirono sentenze taciute e scritte nella storia e nel diritto alla vendetta e purtroppo spararono poco.
La violenza porta violenza, alla legge del taglione preferisco la giustizia, onestamente non saprei dire come mi sarei comportata se mi fossi trovata in quel perido e in quella situazione, e' vero pero' che moltissimi criminali nazisti, invece di essere processati e puniti, dopo aver rubato la vita e i beni di migliaia e migliaia di persone, vissero indisturbati con quelle ricchezza depredate, coprirono nel dopoguerra cariche rilevanti a livello sociale, tramandarono le loro eredita' senza che la giustizia potesse fare il suo corso. Scritto in modo chiaro e molto scorrevole, di facile lettura nonostante il contenuto non sia poi cosi' leggero.
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