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Murray scava nella quotidianità apparentemente ordinata degli uomini, portando alla luce paure, insicurezze e risentimenti nei quali ognuno può riconoscersi. Una prosa intensa e accattivante, uno stile “introspettivo” che cattura il lettore e riesce ad immergerlo nel mondo interiore dei protagonisti, fanno di questa opera un debutto ammirevole, un libro autentico che rivela la nascita di un autore davvero promettente.
racconti estremamente vividi che ti rimangono incollati addosso, ben scritti, un gran piacere la narrazione ricca, ma scorrevole e di ampio respiro e le storie che raccontano di variegata umanità nella quale tutti ci possiamo rispecchiare . Bravo davvero, lo consiglio a chi apprezza la buona lettura
Recensioni
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Capita talvolta che una raccolta di racconti si presenti come un tutto organico, come un coerente grappolo di variazioni su pochi temi modulati con cura. È il caso di queste Brevi note sulle farfalle tropicali , libro d'esordio di John Murray, ex medico e neoscrittore residente nello Iowa. Infatti, benché la vita li sospinga ai quattro angoli del mondo - da Bombay al Ruanda, dalla Florida all'Himalaya, dalla Nuova Guinea al Congo -, i protagonisti di Murray fuggono tutti dalle stesse ossessioni, e sono tutti alla ricerca delle stesse risposte. Come mettere ordine nel caos dell'esistenza? Come essere fedeli ai propri lutti? Come giustificare la misteriosa bellezza di una farfalla o di un coleottero? O la perfetta efficienza di un batterio?
Quasi sempre statunitensi di origine indiana, quasi sempre medici, i personaggi di questi racconti si trovano tutti in bilico tra un qui e un altrove (che spesso è il remoto luogo d'origine), tra un presente e un passato, tra una quotidianità fatta di tenaci abitudini e un'indomabile trascendenza che occhieggia nei più minuti dettagli. Murray è molto bravo nel cogliere in ogni vita quei momenti propriamente romanzeschi in cui si aprono come sottili ferite spiragli non facili da richiudere. La morte di un fratello, la scomparsa di una moglie, la separazione dei genitori, il tradimento in un rapporto d'amore, il rivelarsi di una mancanza di senso fanno in fretta a ricadere sotto il manto della normalità, a smettere di dolere, ma solo fino a quando un dettaglio trascurato, un avvenimento casuale non li riporta al centro della vita, pulsanti e insistenti. Alcuni personaggi sono colti in situazioni estreme - un ambulatorio di chirurgia d'emergenza nel mezzo di una guerra civile ( Watson e lo squalo e Tutti i fiumi del mondo ), un presidio medico in uno slum infestato dal colera ( Gita in montagna e Farina bianca ), una scalata su una vetta himalayana pressoché inaccessibile ( Azzurro ) --, però non è il pericolo o la sofferenza del momento a far male, ma sempre la risonanza interiore di qualcosa di remoto e poco comprensibile, un tormentoso dubbio, un lontano ricordo.
C'è sullo sfondo di tutte queste storie, che pure ci parlano di un mondo contemporaneo compiutamente globale, il sapore vittoriano delle dispute scientifiche ottocentesche. Se il collezionista di lepidotteri del racconto che dà il titolo alla raccolta "non riuscì mai a convincersi che Darwin avesse ragione", il protagonista di I ricordi sono la saggezza dell'uomo cataloga i coleotteri con rigoroso spirito metodico, e fa dell'anatomia comparata la controprova della facoltà dell'uomo di padroneggiare la realtà con la sola arma della ragione e della disciplina. La medicina e la biologia disegnano infatti per Murray un territorio pieno di ambiguità: a che giova salvare qualche decina di vite nel mezzo di un gigantesco massacro? o ritardare di qualche giorno il decesso di un malato terminale? o catalogare e classificare gli esseri viventi con una puntigliosità sempre sul punto di precipitare in grottesca follia?
Resta l'inesausta meraviglia di fronte al mistero: "La vita media delle Monarca adulte è di quattro settimane. Quattro settimane per essere effimeri lampi di colore e riprodursi. C'è una dolorosa transitorietà nel loro destino. Sono solo una goccia di colore nell'oceano. Un attimo fuggevole che abbaglia e acceca e poi svanisce per sempre".
Norman Gobetti
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