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E' secondo romanzo della Rendell che leggo e ho potuto constatare che nei suoi racconti che spaccia per "gialli" al centro non cè la storia e la suspance ma solamente la vita dei personaggi.Infatti la cosa positiva di questo romanzo, che a tratti è anche divertente,è che i personaggi sono davvero belli e coinvolgenti il che però non basta e non può mai bastare per un thriller.infatti l'autrice è più interessata a descrivere le persone piuttosto che creare suspanse intorno all'assassino e quella poca tensione che cè all'inizio viene spezzata a metà libro dalla rivelazione del colpevole.Inoltre cè il titpico stile inglese lento e compassato
Mi ha deluso. Pensavo fosse un giallo in piena regola, invece mi sono trovato tra le mani un thriller con molti risvolti psicologici. Interessante, a tratti anche divertente, ma poco affine al genere che mi aspettavo di leggere. Il titolo non centra nulla, la traduzione è veramente oscena, il testo è pieno di refusi ed errori imperdonabili (la virgola che precede la congiunzione "e" in una sequenza di sostantivi). Non so se attribuire questi errori al traduttore o alla casa editrice, che ho approcciato per la prima volta. Non bisogna dimenticare neppure il corpo carattere piccolissimo per un libro con copertina rigida che costa più di 17 euro. Mah.
La storia, come tutte quelle della Rendell, è ben costruita, originale e inquietante: da leggere! (il voto è per la storia, che forse varrebbe la pena di leggere in versione originale) La traduzione: orribile, fatta da un traduttore che ha rapporti conflittuali con congiuntivi e condizionali e li confonde con una costanza degna di miglior causa.
Recensioni
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"La Jaguar era parcheggiata all'angolo della strada di fronte al negozio, tra la statua di un dio greco e un vaso ornamentale". Sono le prime righe dell'ultimo poliziesco di Ruth Rendell, incentrato su un serial killer soprannominato "il rottweiler". Che cos'hanno di particolare? Nulla, tranne la parentela davvero un po' troppo vaga con le righe corrispondenti del testo originale del romanzo; righe nelle quali non si parla di nessunissima automobile parcheggiata, bensì di un giaguaro imbalsamato, che "in un angolo del negozio", tra una jardinière e la statua di una divinità greca minore, aspetta di trovare un improbabile inquirente. Il negozio è quello di Inez, un'antiquaria londinese, vedova, che inganna la monotonia della sua esistenza melanconica cercando di vendere agli abitanti del multietnico quartiere di Marylebone ampolline d'argento, spille degli anni trenta a forma di frutto e palle di vetro dove un desueto Big Ben in miniatura si copre di candida neve. Non c'è da stupirsi se la clientela - specie quella maschile - si mostra molto più attratta dalla bella commessa indiana, Zeinab, abilissima a tenere sulla corda i suoi ricchi corteggiatori, che dalla paccottiglia esposta in vetrina. Nei dintorni della tranquilla botteguccia, però, dove la vita ha toni da commedia, cominciano a verificarsi misteriosi assassini di giovani donne, cui il killer sottrae ogni volta un piccolo oggetto (un orecchino, un accendisigari...). Non ci sarà più pace per Inez quando la polizia ritroverà, inspiegabilmente, alcuni di questi oggetti proprio tra la merce del suo negozio: il killer si annida tra i suoi conoscenti e trasforma a poco a poco in un incubo anche gli aspetti più quotidiani e familiari della sua esistenza. Tra i maglioncini d'angora di Zeinab, i binocoli vittoriani da teatro e i finti specchi veneziani, l'iperrealismo di Rendell, ancora una volta, va a nozze; non sempre ben servito da una traduzione che definire inadeguata è un eufemismo.
Mariolina Bertini
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