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Ha fatto bene l'editore Gaffi a riunire in volume le recensioni di Andrea Carraro, uscite su "l'Unità" e su altri giornali dai primi anni novanta a oggi. Non sono frequenti libri che raccolgono recensioni e invece possono risultare utilissimi. Carraro ha recensito centoventi libri di narrativa italiana usciti nell'ultimo quindicennio. E chi sa quanto è sterminata la produzione di opere di narrativa che escono in Italia sa quanto è difficile raccapezzarsi in questa fiumana di scrittura e operare scelte, selezionare, classificare per fare un po' di chiarezza.
Carraro è anche romanziere, quindi le sue recensioni non sono quelle di un critico puro, però la sua vocazione critica è autentica, non estemporanea e occasionale. Del vero critico Carraro possiede gli strumenti tecnici e la passione conoscitiva. E del resto afferma di avere sempre avuto bisogno di esprimere giudizi sui libri che leggeva, di pesarne il valore, di prendere sempre posizione con franchezza e senza avere peli sulla lingua. È anche convinto che il fatto di essere un narratore, uno scrittore in proprio, non gli nuoccia nel valutare i libri dei suoi colleghi, anzi, lo mette in una posizione vantaggiosa, in quanto gli permette di capire meglio i problemi di lingua e di tecnica letteraria che comporta scrivere narrativa, dato che questi problemi li vive sulla propria pelle.
Carraro ovviamente ha le sue idee e le sue preferenze. E dalle scelte che fa, dai giudizi che esprime si evince che in un romanzo ama la concretezza, l'aderenza alla realtà, e quindi il realismo. I giudizi negativi li riserba infatti soprattutto a quei libri che esibiscono una letterarietà fine a se stessa, agli sperimentalismi, ai giochini formali, alle opere che inseguono la moda del momento; insomma ai prodotti confezionati in laboratorio dagli editori e lanciati con la grancassa per titillare il gusto di lettori facilmente impressionabili.
Tra gli autori affermati ha molta considerazione per Ammaniti e Veronesi, per Claudio Piersanti e Guido Conti. Ha molta stima per gli autori di provincia, anzi è convinto che gli autori migliori sono quelli che vivono nelle aree marginali del paese, quelli che scrivono libri "fieramente provinciali". Carraro mi ha fatto conoscere un romanziere che considera tra i più validi di questi anni, il friulano Pietro Spirito. E ammira molto i casertani Piccolo e Pascale, il garfagnino Pardini, il siciliano Calaciura, i marchigiani Piersanti e Ferracuti, il veneto Bulgaro e l'emiliano Guido Conti. E in generale è convinto che la narrativa italiana di oggi gode buona salute e il livello medio della produzione corrente è buono. Opinione che condivido in pieno.
Leandro Piantini
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