Borgo Lenin
di Cinzia Romagnoli
La morte di un tranquillo pensionato in un appartamento nel centro di Bologna potrebbe essere archiviata come un banale incidente, se non fosse che il defunto sembra non avere né un passato né un presente, tranne un numero di telefono, che conduce fino a un piccolo paese della pianura Padana, un tempo terra di lotte sindacali e partigiane. È attraverso gli occhi di un bambino, Libero che l’enigma di oggi si riallaccia alle radici del passato, un passato di passioni politiche, di miseria e solidarietà, di ferite e scelte dolorose come solo la guerra costringe a fare. In questo viaggio della memoria sarà un giovane poliziotto, Fabio Sinigaglia della Questura di Ferrara, distratto, malinconico e un po’ filosofo, appassionato di musica rock e di cinema a cercare di ricostruire la trama con l’aiuto del suo sgangherato quanto umanissimo universo: colleghi amici per la pelle, baristi e maliarde di periferia, zelanti massaie con cagnolini epilettici, zie un po’ sciamane, colf corazzate, psicologhe metallare e un pigro felino tigrato di nome El Gato. Un canto all’amicizia e all'umanità tra le nebbie e i campi di grano di un’Emilia Romagna che sa di Sergio Leone, di Fellini e di "Bella Ciao". )
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