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Questo libro ripercorre la storia delle rappresentazioni letterarie del “borghese” immaginando quindici “accoppiamenti giudiziosi”: una serie di confronti inediti che spaziano, lungo cinque secoli, dal Mercante di Venezia di Shakespeare (1596-1598) al Borghese gentiluomo di Molière (1670), da Barry Lyndon di Thackeray (1844) a Casa desolata di Dickens (1852-1853), da Mastro-don Gesualdo di Verga (1888-1889) ai Buddenbrook di Mann (1901), per arrivare al contemporaneo, con i romanzi di David Foster Wallace e la sitcom animata dei Simpson. I saggi del volume si concentrano prima sui tratti umani dei personaggi borghesi poi sulla loro condotta , infine sulla loro capacità di modificare il reale. Arricchiscono il volume gli interventi di Toni Servillo e di Elio De Capitani, e una sezione di fotografie, intitolata Iconografia. Borghesia disambientata, con scatti di Cesare Accetta, Monica Biancardi, Ludovico Brancaccio e Flavio Gregori. Che cosa è rimasto della borghesia? “Il trionfo della borghesia non è la vittoria sulle barricate del 1848 o la fatale avanzata che ne è seguita, ma il suo essere riuscita a sovrapporre le sue regole all’ordine del mondo”, scrive Viscardi. “Vivere al tempo della borghesia, dimenticando che è il tempo della borghesia: ecco il trionfo di Monsieur Homais”. Se un tempo épater le bourgeois era il motto di artisti che proprio nel mercato borghese avrebbero in seguito trovato un riconoscimento, oggi a essere épatant è l’idea stessa di borghesia, che per istinto di sopravvivenza si è nutrita di tutte le alternative che avrebbero voluto scalzarla, se ne è appropriata, le ha digerite, e in questo modo ha vinto, ma al prezzo di trasformarsi profondamente, perdere la propria identità, svuotarsi di ogni ideale, tranne una stolida voracità. Flaubert l’aveva predetto causticamente: “Il sogno della democrazia, in definitiva, non consiste in altro che nel portare il proletariato al livello di stupidità dei borghesi”. Ma perfino questa consapevolezza fa parte della tradizione borghese(...)
Recensione di Luigi Marfe
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