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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho letto cinque dei tredici racconti contenuti nel libro. Nessuno mi è piaciuto... non dico che sian proprio brutti, ma decisamente mi sono chiesto perchè perdevo tempo con storie del tutto inutili e insulse... Forse sarò un po' troppo netto nel giudizio,ma Schulze non fa per me.
Recensioni
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Una carrellata di personaggi e di luoghi, tutti con legami, vicende e passaggi interscambiabili. Può essere riassunto in questa frase il significato della nuova raccolta di Ingo Schulze, Bolero berlinese che, nella versione italiana, prende il nome dal secondo racconto, mentre nell'originale tedesco si intitola Handy, dreizehn Geschichten in alter Manier. Ancora una volta, Schulze trova nel racconto la forma maggiormente adatta a esprimere la propria materia narrativa. Tredici storie "alla vecchia maniera" capaci di trasportare il lettore dall'Estonia agli Stati Uniti, da Berlino all'Italia centrale, passando per Il Cairo, per poi approdare nella ex Ddr, ancora in grado di fornire alcune labili certezze. Fra i protagonisti dei racconti è possibile scorgere in ognuno di essi almeno un aspetto dell'autore e, fino all'ultima pagina, permane il dubbio su quanta realtà vi sia in loro e quanto sia invece frutto della fantasia di Schulze. La grandezza dell'autore sta nel raccontare aneddoti, all'apparenza banali, e di riuscire a fare emergere un elemento tragicomico; ogni storia, a una prima lettura, cela dentro di sé un aspetto più profondo. Particolarmente riusciti Calcutta, dedicato a Günter Grass, In Estonia, in campagna e Fede, amore, speranza, numero 23, in cui il protagonista deve fare i conti con una realtà dolceamara. Una nota a parte merita la traduzione di Stefano Zangrando, da anni "voce ufficiale" di Schulze in Italia, perfettamente in grado di rispettare le pause e gli accenti delle opere originali. Bolero berlinese, nel 2007, ha ottenuto il premio della Fiera del libro di Lipsia.
Federica Furbatto
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