C'è una trappola pronta a scattare per Giovà, guardia giurata di Partanna Mondello. La sorella Mariella ha dato in affitto il «villino» di sua proprietà. Purtroppo i due affittuari trovano scuse e pretesti (non del tutto infondati) per non pagare il canone e ciò scatena in famiglia la consueta tragedia farsesca. La madre Antonietta, la zia Mariola, la vicina Mariangela e persino il padre infermo spingono Giovà a fare qualcosa, qualsiasi cosa, quando un fatto ben più grave si aggiunge al danno morale e a quello economico. Gli affittuari, i sedicenti fratelli Mormile, sono caduti in un agguato e Mariella è stata fermata dalla polizia scatenando oltretutto una ridda di maldicenze. Lo stile del duplice omicidio è quello classico mafioso, eppure è proprio lo Zzu, il boss della borgata, a dare ordine a Giovà di fare chiarezza. Solo sullo sfondo si muovono le forze dell'ordine, che tutti i protagonisti della vicenda considerano un potere ostile, incapace di penetrare gli arcani del quartiere. A spalleggiare Giovà in questa nuova indagine sarà il figlio del padrino, l'infido Giampaolo. Inspiegabili indizi e ulteriori cadaveri arrivano a complicare la situazione, mentre Giovà sempre più si rende conto di essere su un piano inclinato che porta al disastro. «Mi stanno scaricando pure i miei parenti», riesce a capire un attimo prima di finire in trappola. La «boffa allo scecco» è lo schiaffo che si dà all'asino, utilizzandolo come capro espiatorio finale di una lunga catena di soprusi. Al termine della quale, anche questa volta, si trova Giovà Di Dio - investigatore riluttante ed esca umana -, un Giufà immerso nel contesto della mafia di piccolo cabotaggio, onnipresente nelle zone dove lo Stato sembrerebbe aver fatto un passo indietro. Un romanzo ricco di dialoghi da commedia brillante che portano il lettore a sorridere, salvo poi accorgersi che c'è poco da sorridere, in questo «piccolo mondo cinico», come lo ha definito con perfetta diagnosi Goffredo Fofi.)
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