Nonostante la bioetica affronti problemi che toccano da vicino il quotidiano dei cittadini e delle cittadine, il dibattito pubblico su questi temi, in Italia, è di una povertà imbarazzante. Questa la situazione fotografata con precisione dal testo in questione. Le sfide poste oggi dalla scienza sollevano domande rilevanti e ineludibili. Queste domande, più che di risposte, avrebbero bisogno di approfondimenti e di strumenti affinché ognuno di noi possa, quando vi si trovi di fronte, essere in grado di valutare la situazione e prendere una decisione personale, meditata e rispettosa di se stesso e degli altri individui coinvolti. Al contrario, il dibattito su questo aspetto è stato carente nel nostro paese, trasformandosi frequentemente in una sterile e superficiale contrapposizione di posizioni, come se vi fosse solo un bianco e un nero e non una serie di tonalità grigie, in cui distinguere i confini del lecito, del morale, del possibile e dell'accettabile. Il pregio di questa serie di interventi è proprio quello di spiegare come sono stati affrontati nella società i casi più noti, quelli saliti alla ribalta delle cronache (Eluana Englaro, Piergiorgio Welby, Therry Schiavo, ma anche il referendum sulla legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita). Si tratta di casi emblematici che ci hanno toccato da vicino e che, certamente, hanno aperto un cuneo di luce nel buio che permeava la trattazione di questi argomenti. Nello stesso tempo, è stata perduta una preziosa occasione per mostrare la ricchezza di sfumature che attiene a queste situazioni per quanto riguarda il diritto all'autodeterminazione, le relazioni con gli altri e il rapporto fra società e politica. Soggetti complessi, certo, ma trattati con metodi semplificativi invece che esplicativi, con il pretesto che la società non è ancora pronta. Come se i cittadini e le cittadine italiani non vivessero in Occidente e non si scontrassero con le problematiche di inizio e fine vita come tutti gli altri. Proprio questo aspetto è ben evidenziato in più di un intervento: gli italiani sono ben consci delle sfaccettature morali e etiche che vengono poste e nella vita reale compiono continuamente delle scelte in questo senso. Si tratta quindi di questioni su cui spesso hanno dovuto comunque riflettere in assenza di un'adeguata discussione collettiva. È particolarmente apprezzabile, in questo libro, la declinazione di genere che viene esposta in alcuni interventi: approfondimento spesso non evidenziato a sufficienza, nonostante il ruolo della donna sia così determinante non solo negli eventi dell'inizio vita ma anche in quelli del fine vita, essendole ancora principalmente delegato il ruolo di cura dei familiari. La bioetica rientra a pieno titolo nel percorso di autodeterminazione della donna, interpretandone spesso le tematiche di fondo. Il contributo confessionale (che non manca mai in questa materia, e questo testo non fa eccezione) ha il pregio di essere dichiaratamente cristiano cattolico e non ha la pretesa di propinare valori universali non negoziabili e validi per tutti. Certamente, anche se esula dall'intenzione del libro, è utile ricordare che una società che diventa sempre più pluralista meriterebbe un approfondimento anche sulle altre confessioni religiose, cristiane e non (penso alle religioni ebraica e alle islamiche, ma anche ai cristiani protestanti), su cui vige una notevole ignoranza. È di particolare interesse la parte dedicata alla scuola, laddove vengono presentati gli esiti di indagini nelle scuole superiori circa la conoscenza di questi argomenti. Non credo ci si debba stupire dei risultati: la bioetica non è una disciplina prevista dai programmi ministeriali e resta affidata alla buona volontà di una sparuta pattuglia di insegnanti che svolge dei percorsi a essa dedicata. Quindi, se la scuola non se ne occupa, quali fonti di informazione possono avere i ragazzi? Le stesse degli adulti, con gli stessi limiti e semplificazioni. Non stupiamoci quindi né della generale ignoranza che gli studenti mostrano in questo campo né di quanto la conoscenza sia dipendente più dal livello culturale dell'ambiente familiare che dal percorso scolastico. Mi chiedo che cosa si aspetti a introdurre questa materia nella formazione di questi giovani cittadini e cittadine: sono loro che si troveranno sempre più coinvolti in scelte difficili, che la scienza continuerà a porre, direttamente o indirettamente, e noi abbiamo il dovere morale di offrire loro gli strumenti scientifici e filosofici perché possano affrontarli. In conclusione, si tratta di un testo che mette efficacemente in evidenza i numerosi ed eterogenei interventi necessari perché anche nel nostro paese possa nascere un dibattito degno di questo nome sulle complesse problematiche bioetiche. Monica Fabbri
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