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Derrida prosegue in questa seconda parte dei suoi seminari, le riflessioni ontologiche e politiche legate alla sovranità. Qui i nodi chiave ruotano attorno alle letture del “Robinson Crusoe” di Defoe e dei “Concetti fondamentali della metafisica” di Heidegger, e vi si individuano anche alcuni spunti sui contributi di Freud, Blanchot, Kant e le questioni della morte, della preghiera e, sotto certi aspetti, del potere. Personalmente, tuttavia, mi è sembrato più interessante e diretto nei riferimenti politici il primo volume di questi seminari, in cui si trovavano significativi approfondimenti su concetti di Hobbes, Rousseau, Marx, Schmitt, Agamben.
Nel 1992 gli editori Laterza di Bari e Seuil di Parigi pensarono ad un’operazione editoriale congiunta in vista della pubblicazione di un annuario filosofico europeo, da affidare alla cura di Derrida e Vattimo. Per l’annuario del 1994 si affrontò il tema della religione. Gli studiosi invitati, sponsorizzati dall’Istituto Italiano per gli studi filosofici, si riunirono a Capri. Derrida sottopose a decostruzione la coppia Ragione/Religione. Sull’aliscafo che mi portava da Napoli a Capri, dice Derrida, mi dicevo che ci si illude sul cosiddetto fenomeno «della religione» o del «ritorno del religioso» al giorno d’oggi, se si continua a opporre tanto ingenuamente Ragione e Religione, la Critica o la Scienza e la Religione, la Modernità tecno-scientifica e la Religione. E le si continua a opporre mantenendosi o richiamandosi ad una certa tradizione, una tradizione dei Lumières, una tradizione illuminista che attraversa una certa vigilanza critica e anti-religiosa, anti-ebraico-cristiano-islamica, e che si richiama a Voltaire-Feuerbach-Marx-Nietzsche-Freud.
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