Il presente lavoro si propone di sistematizzare i beni immateriali nel reddito d'impresa. L'obiettivo è quello di verificare quanto il sistema domestico, sostanzialmente immutato negli ultimi cinquanta anni, sia all'altezza delle sfide di un processo di dematerializzazione sempre più capillare e globale; quali sia l'impatto delle indicazioni he promanano dallo scenario europeo ed internazionale. Per quanto l'interrogativo di ricerca guardi all'esistente per sollecitare al Legislatore eventuali margini di intervento, lo sforzo è quello di veicolare un processo di modernizzazione anche a "sistema" invariato, muovendo dallo statuto fiscale dell'impresa, da criteri e categorie di imposizione tradizionali. Prese le mosse dalla questione definitoria, si ripercorre il dibattito civilistico e giuscommercialistico sui beni immateriali, al fine di indentificare la nozione fatta propria dal Legislatore tributario. È, quindi, indagato il regime dei beni dell'impresa, verificando quali delle disposizioni e dei principi contemplati per i beni in generale siano applicabili anche a quelli immateriali. Tra i principi, è approfondito il principio di derivazione, anche alla luce delle più recenti modifiche, per la sua valenza qualificatoria, con particolare riferimento al principio di prevalenza della sostanza sulla forma, fil rouge che avvince le diverse parti del lavoro. I beni immateriali vengono, quindi, collocati nello scenario internazionale, analizzando l'impatto dei criteri di contabilizzazione dei principi internazionali (IAS); delle Linee Guida OECD in tema di prezzi di trasferimento, con le più recenti azioni elaborate nell'ambito del progetto Base Erosion and Profit Shifting, con i rispettivi Final Report. Il lavoro si chiude con uno spaccato comparatistico sui regimi agevolativi del Patent Box, terreno di prova per testare i rapporti tra il processo di armonizzazione europea e i margini di concorrenza fiscale lasciati agli stati per attrarre i beni immateriali innovativi.
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