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Ciò che significa se stesso è la bellezza come totalità autocompiuta, come perfezione della forma ripiegata su di sé. Come può però questa bellezza essere significativa, condivisibile, comunicabile? Che rapporto vi è tra la bellezza autotelica e il simbolo autoreferenziale? Non si produrrà una frattura allegorica in questa identità di significante e significato che è il simbolo classico, quanto più tale simbolo tenderà a rinchiudersi su se stesso, escludendo ogni alterità ontologico-semantica? Per rispondere a questi interrogativi abbiamo ripercorso lo straordinario itinerario intellettuale di Karl Philipp Moritz, sollecitandolo a confrontarsi con le contemporanee teorie sul simbolo e sull’allegoria.
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