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Anno edizione: 2021
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L’analisi dettagliata del processo creativo che ha portato Picasso alla creazione delle Demoiselles d’Avignon illumina un momento chiave nel passaggio alla modernità della pittura europea. Come da titolo, la bellezza viene accantonata, insieme all’attitudine mimetica e alla certezza di concorrere con l’arte ad un senso trascendente. L’atto pittorico, portando avanti la riflessione su forma e colore, si afferma come valore in sé e pare poter prescindere dal soggetto. Picasso però rifugge il puro astratto, continua a considerare il reale figurativo come punto di partenza imprescindibile, ma lo trasforma in base ad un sentire che supera la semplice visione. Le Demoiselles sono una sorta di feticcio, mutuato dall’arte primitiva, un esorcismo delle proprie angosce sessuali e una protezione dal vuoto e dalla violenza di un universo ostile. Il saggio ha il grande merito di allargare lo sguardo a tutta una serie di pittori (Ingres, Manet, Cézanne, Gauguin, Matisse) che a inizio ‘900 interagivano e si influenzavano a vicenda. Per quanto rivoluzionario, Picasso non rigetta in toto la tradizione e si avvale dalle innovazioni formali dei suoi colleghi. Come lui Matisse, che partendo da presupposti analoghi arriva ad una concezione dell’arte quasi opposta, tesa verso la trascendenza. A fronte di un testo tanto ricco ed intrigante, che coglie in pieno lo spirito della collana, il solo appunto riguarda una certa ripetitività dei concetti esposti nei primi capitoli, forse legata alla scelta di ripercorrere le interpretazioni critiche dell’opera nel tempo.
Un ottimo studio relativo al dipinto le "Demoiselles d'Avignon" (1907) di Picasso, conosciuto anche, in un primo momento, come "Le bordel philosophique". Scrive l'autore: "Questa opera è l'inizio di un nuovo orientamento nella pittura di Picasso ma anche l'origine di una rivoluzione nella pittura europea, per il suo deciso abbandono delle norme tradizionali del bello classico e per il suo cosciente imbarbarimento della figura umana". Per la maggioranza dei testi critici questa opera è l'inizio del cubismo, ovvero l'oggetto dipinto è una combinazione di vari punti di vista, come se il pittore si fosse mosso liberamente attorno al suo modello. Nel testo non manca il confronto tra questo dipinto e le opere di Edouard Manet, di Paul Gauguin e soprattutto di Paul Cézanne. Una lettura piacevole, stimolante e molto interessante.
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