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Un romanzo intenso e delicato che narra l'iniziazione alla vita, nella fase che segna, con la scoperta dei sensi e della tentazione, il passaggio dall'adolescenza alla maturità e la consapevolezza del proprio inevitabile destino.
«"La bella estate" è uno di quei rari libri domestici e forestieri allo stesso tempo, è la canzone che non stanca dopo tutte le volte che l'hai ascoltata» – Claudia Durastanti
Scritto nella primavera del 1940 e pubblicato nel 1949 insieme a Il diavolo sulle colline e Tra donne sole, La bella estate è, come affermò lo stesso Pavese, la «storia di una verginità che si difende», il racconto dell'inevitabile perdita dell'innocenza. Sullo sfondo di una Torino grigia e crepuscolare, si dipana la dolorosa maturazione di un'ingenua adolescente: nell'ambiente corrotto e sregolato della bohème artistica torinese, Ginia si innamora di un giovane pittore da cui, dopo resistenze interiori e rimorsi malcelati, si lascerà sedurre. È l'inizio di un amore disperante, carico di attese e vane illusioni, destinato a consumarsi nel breve attimo di una stagione. Un romanzo intenso e delicato che narra l'iniziazione alla vita, nella fase che segna, con la scoperta dei sensi e della tentazione, il passaggio dall'adolescenza alla maturità e la consapevolezza del proprio inevitabile destino. Con una postfazione di Furio Jesi; una nota di Laura Nay e Giuseppe Zaccaria; la cronologia della vita e delle opere.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho iniziato poco fa il libro e mi é sembrato da subito molto interessante.
"La bella estate" è una novella che ad una lettura superficiale potrebbe apparire semplice e infondo neanche tanto sorprendente: una storia d'amore fra la protagonista Ginia e il pittore semi-bohemien Guido, intrecciata all'amicizia di lei con Amelia, ragazza carismatica ed affascinante. In verità Pavese dipinge dietro la trama, come i pittori che animano la sua storia, un tenue sfondo di rimandi e allusioni ai dilemmi che da sempre atterriscono e affascinano ogni uomo. Ginia è infatti prima di tutto un'adolescente che sta per attraversare la linea d'ombra della sua giovinezza, non essendo tuttavia ancora pronta a diventare donna - nelle sue inquietudini e tristezze si riflettono inesorabilmente le inquietudini dei giovani di tutti le epoche, costretti improvvisamente e inesorabilmente a confrontarsi con la vita. Simbolo della fine della spensieratezza è la sessualità che, non appena entrerà nella vita della protagonista, distruggerà l'incantesimo di un'adolescenza libera e leggera consumata fra feste, passeggiate e chiacchierate infinite. E poi Ginia rappresenta soprattutto il tentativo disperato che ogni uomo fa per capire i rapporti umani, l'altro da sé, le relazioni e le tensioni che le attraversano: verrà incantata e sfruttata da Amelia, ne imiterà girardianamente il desiderio, soltanto per venire poi sedotta da Guido e abbandonata. Irretita in un inverno senza fine, la "bella estate" cui fa allusione il titolo, e tutta la sacralità della festa che la contraddistingue, si inabissano per lasciare il posto a un esistenza arida e disillusa, quella dei grandi, del malessere ontologico e dell'assenza di prospettive.
Un addio all'innocenza perduta o "la storia di una verginità che si difende", come scrisse lo stesso Pavese. L'ho trovato molto delicato, con dei personaggi femminili molto definiti. In questo libro Pavese ha saputo usare tutta la sua sensibilità e acutezza nel descrivere una fase delicata della vita di una giovane ragazza
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