L'opera di un critico, semiotico e filosofo come Barthes ha da sempre suscitato passioni contrastanti: da una parte c'è chi si è scagliato contro le sue tesi, cadendo spesso in attacchi faziosi, dall'altra chi invece ne ha intessuto le lodi fino a scadere nell'agiografia. Questo libro vuole essere piuttosto un omaggio "oggettivo" verso un uomo di cultura qual era Barthes, produrre un'analisi "quasi scientifica" su uno dei più importanti intellettuali del XX secolo attraverso le tesi esposte nei vari saggi che lo compongono. Intorno a quest'opera Filippo La Porta, infatti, ha raccolto interventi diversi di scrittori (Doninelli), specialisti (Marrone), critici simpatetici (Patrizi) e critici irriverenti (Mandosio), lettori obliqui (Selvaggi), giovani e agguerriti studiosi (Gallerani, Marchesini), con la convinzione di rendere omaggio a un intellettuale che ha attraversato discipline e linguaggi diversi, anche con prese di posizione provocatorie, ma sempre con il puntiglio di un critico della cultura, è stato capace di smascherare le mitologie della contemporaneità.)
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