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Dettagli

2022
10 febbraio 2022
336 p., Brossura
9788811002093

Descrizione

Se ascoltassimo il bambino che è in noi, la sua fantasia ci tirerebbe fuori da tutti i guai.

«Ci sono romanzi che compiono il miracolo di creare una voce, renderla credibile e degna di essere ascoltata. L'autrice compie un doppio miracolo: la voce del suo romanzo è quella di una bambina e senza sentimentalismi arriva al cuore di noi adulti che la leggiamo.» – Alberto Grandi, Wired

Una lucciola! Lo so ma statti fermo, dico. Lui si sdraia ma gli esplodono gli occhi. La seguiamo mentre vola e lampeggia, io abbasso le palpebre a intermittenza: quando è spenta le chiudo e quando è accesa le apro così tutte le volte che la guardo è luminosa. Poco dopo ne arriva un’altra e la raggiunge, si avvicinano alle nostre pance, hanno sentito i fiori. Si avvicinano da tutte le direzioni, sono tante, così piccole che anche quando passano sulle nostre facce non fanno nessun rumore. Si posano sui denti di leone per qualche istante, poi volano via. Mangiano sopra di noi, forse mangiano pezzi di noi e poi ci spargono nell’aria.

Io mi chiamo Mina e mi piacciono molte cose: denti di leone, tonno in scatola, libri, ricotta, lucciole e soprattutto i draghi, e le fiamme che escono dalla loro bocca. I draghi nessuno li uccide, sono fortissimi e per questo io mi sento una di loro, infatti la prima volta che ho visto Lorenzo non mi sono neanche spaventata. Lui era infuriato, urlava forte e mi ha lanciato un'occhiataccia. Ma io lo so che era solo molto arrabbiato, come me. Stare qui non ci piace per niente e questo è stato un ottimo motivo per diventare amici. Insieme facciamo sul serio. Siamo davvero due brutti ceffi e di fronte a noi se la danno tutti a gambe, perfino la paura. Il nostro mondo ha le regole che abbiamo deciso: ci sono mostri dentro i laghi, gnomi che aspettano il diploma di magia, gocce d'acqua che diventano animali fantastici e licantropi che esistono davvero. Chi non ci crede noi non lo ascoltiamo perché nonostante quello che dicono gli adulti, questa non è immaginazione. Questa è la realtà. Quella migliore per mettere a punto il nostro piano segreto. Un piano di fuga coi fiocchi. Perché io e Lorenzo dobbiamo scappare. Andarcene via dall'ospedale dentro cui viviamo ormai da troppo tempo e raggiungere il mondo fuori. Perché quando rivedremo il cielo, ogni cosa cambierà. Perché quando siamo insieme non ci batte nessuno.
Ci sono esordi che risuonano nel cuore di chi li legge per molto tempo. È così per La bambina sputa fuoco. Noi siamo Mina quando ascoltiamo il bambino che abbiamo dentro. Quando lasciamo che la fantasia ci faccia da guida. Quando ci fidiamo di un'amicizia vera, che non ci fa sentire soli. Tratto dall'esperienza dell'autrice, è un romanzo che insegna come il potere dell'immaginazione possa tirarci sempre fuori dai guai.

Valutazioni e recensioni

4,5/5
Recensioni: 4/5
(52)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Pagine angoscianti; penso che il libro colpisca il cuore e che meriti un'attenzione particolare.

Recensioni: 5/5

Martina, la bambina peperina detta Mina; sì, rimare sarebbe naturale come l'acqua di fonte che zampilla e allegria dintorno diffonde. Vivere e gioire; vivere, sentire e presagire sino al limite del pensabile, del sopportabile, di scivolare nell'oceano della solitudine laddove il consueto corso della vita sociale è interrotto dal battente di un nosocomio sterile: per necessità più che per virtù. Il 'male', come da prognosi, qui, è un millepiedi: repellente e furtivo quanto basta a irretire vittime innocenti; la 'cura' per debellarlo è una via crucis che va percorsa in solitaria, ma... come un'àncora necessita del fondo così ogni creatura vivente ricerca negli occhi imploranti o furenti del proprio simile un sodalizio che travalichi la paura di un destino incerto, di una prospettiva che vada al di là dell'oggi. La ripartenza famelica dei protagonisti verso una ragione di vita più elevata, che non sia la salvaguardia della vita stessa - interiore e fisica -, scaturisce da un mondo immaginifico, vero medium traslativo/salvifico. La prosa della Binando Melis acquista risalto grazie alla semplicità del mezzo linguistico adoperato: i toni colloquiali estremamente espressivi trasmettono, senza vane sofisticherie, la comunanza di sentimenti tra pari e complementari dinnanzi alla precarietà dell'esistenza.

Recensioni: 5/5

La storia è narrata dal punto di vista di una bambina, per cui non solo il linguaggio è quello infantile, di una bambina che ogni tanto usa una parola "da grande", ma soprattutto la visione del mondo è quella tipica del "pensiero magico" dell'infanzia. Certi ragionamenti e pensieri, infatti, riportano alla mente il personaggio di Pippi Calzelunghe. Tuttavia, questo non impedisce al lettore (adulto) di capire chiaramente cosa stia succedendo. In definitiva, è stata una lettura interessante, forse leggermente prolissa.

Recensioni: 5/5

Libro geniale, scritta esemplare. Ben sviluppato, storia bellissima e commovente.