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Il primo film di Ozpetek, che ho guardato dopo aver visto e amato altri film più recenti del regista. Con un budget sicuramente ridotto, Ozpetek è stato già capace di creare una storia dall'atmosfera particolarissima, misteriosa e sensuale, che è la sua firma. Al centro della narrazione c'è la magica ambientazione di Istanbul, vista dagli occhi di un italiano che si ritrova catapultato in una realtà nuova e affascinante.
Francesco è un architetto che, alla morte di zia Anita - che non ricordava d'avere - eredita un vecchio bagno turco (hamam) a Istanbul in Turchia: vi si reca intenzionato a vendere quanto prima l'immobile e tornare così subito al suo studio a Roma che condivide con la moglie Marta, il cui matrimonio è in crisi, e con Paolo, un altro socio.
Il bagno turco è il primo film diretto da Ferzan Özpetek e offre in nuce molti degli elementi che diverranno caratteristici della sua filmografia. Francesco (Alessandro Gassmann) riceve in eredità una proprietà immobiliare da una zia materna che fin da giovane si era trasferita ad Istanbul, abbandonando ex abrupto la famiglia d’origine. Complice la crisi nel rapporto con la moglie (Francesca D’Aloja), l’uomo decide di recarsi di persona nell’affascinante città sul Bosforo, per trattare la vendita dell’immobile, in un periodo di grande trasformazione (e pesante speculazione) edilizia nella metropoli. Incontra così la famiglia che si era presa affettuosamente cura dell’anziana zia e scopre che il palazzo ereditato è in realtà un hamam, un bagno turco, ormai non più attivo da anni. La permanenza ad Istanbul si prolunga, a causa di complicazioni nella trattativa di vendita, e l’uomo ha così modo di ripensare profondamente la propria vita, aiutato in questo dalla lettura delle lettere della zia, mai spedite, fino al tragico epilogo. Un film delicato, non scontato, che parla della metamorfosi di un uomo che scopre finalmente la propria vera dimensione esistenziale.
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