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Indice
VARVARO, ALBERTO, Avviamento alla filologia francese medievale
DI GIROLAMO, COSTANZO / LEE, CHARMAINE, Avviamento alla filologia provenzale
recensione di Meliga, W., L'Indice 1996, n. 6
I due titoli che La Nuova Italia Scientifica ha iniziato a pubblicare nella sua sezione di filologia (ne uscirà un terzo dedicato all'italiano antico e un altro ne era annunciato sull'antico spagnolo) appartengono a un genere glorioso nell'ambito degli studi di filologia e di linguistica storica: quello delle crestomazie. Crestomazie, generalmente letterarie, ne sono state fatte tante, a partire almeno da quella italiana di Leopardi, ma nel secondo Ottocento e nei primi decenni di questo secolo, periodo del trionfo del metodo comparativo e dell'atteggiamento positivistico nello studio delle lingue, il nome indicava soprattutto una raccolta filologica di testi che presentasse al lettore anche i supporti linguistici (grammatica, glossario) e testuali (apparato critico) per il loro studio. Si trattava insomma di antologie di stretta destinazione accademica e scientifica, che hanno fornito e - nonostante il formidabile sviluppo della linguistica contemporanea, ben oltre le posizioni teoriche di allora - continuano a fornire ai filologi un aiuto notevole nella loro pratica quotidiana.
Se poi entriamo nell'ambito della filologia romanza, disciplina universitaria alla quale è generalmente demandato lo studio delle letterature romanze medievali (quali la francese antica e la provenzale, qui interessate), i modelli di tale genere scientifico sono grandiosi: dalla "Chrestomathie provenèale" (1868, 19046) di Karl Bartsch alla "Provenzalische Chrestomathie" (1895, 19306) di Carl Appel per la lingua d'oc, alla "Chrestomathie de l'ancien franèais" (1866, 192012) ancora di Bartsch per la lingua d'o'l. Anche fuori della Germania, ma alla sua scuola filologica, il genere trovò largo seguito: in Italia pensiamo al "Manuale per l'avviamento agli studi provenzali" (1892, 19263) di Vincenzo Crescini (molto opportunamente fatto ristampare in anastatica nel 1988 presso Gela Reprint di Roma) o alla celebre "Crestomazia italiana dei primi secoli" (1889-1912, 19552) di Ernesto Monaci. Dalle crestomazie, dall'esperienza squisitamente filologica della loro redazione - che il più delle volte comprendeva una vera e propria edizione di ciascuno dei pezzi presenti, con tutto il corredo di indagini che essa comporta - le ricadute scientifiche sono state notevoli per i loro stessi autori: come ogni provenzalista sa, è dal lavoro sulla sua antologia che Appel ha ricavato una fonetica ("Provenzalische Lautlehre", 1918) e un abbozzo di morfologia dell'antica lingua d'oc che restano, pur dopo un'ottantina di anni, sostanzialmente i migliori prodotti reperibili del settore.E anche gli italianisti conoscono bene i suggerimenti che ha offerto quel piccolo ma straordinario condensato di grammatica dell'italiano medievale che è il "Prospetto grammaticale" nella "Crestomazia di Monaci".
L'età delle crestomazie ha tuttavia conosciuto anch'essa il declino. In questi ultimi trenta-quarant'anni le antologie, pur sempre di destinazione universitaria e talora anche di grande impegno e valore storico-letterario, hanno infatti spesso trascurato gli aspetti linguistici dello studio filologico dei testi. L'operazione avviata ora con questi Avviamenti da Alberto Varvaro per l'antico francese e da Costanzo Di Girolamo e Charmaine Lee per l'antico provenzale va invece molto felicemente nella direzione opposta. L'appassionato cultore delle "vecchie" crestomazie riconosce subito nell'impianto, sostanzialmente identico, dei due manuali un aspetto familiare: in ambedue, l'antologia vera e propria è preceduta da un'"Introduzione grammaticale" e seguita da un "Glossario" di inequivocabili ascendenze scientifiche.
I tempi hanno naturalmente prodotto dei cambiamenti nell'impianto e nell'estensione di queste parti: l'"Introduzione grammaticale" (preceduta da un breve capitolo sull'origine della lingua interessata) è organizzata come descrizione essenzialmente sincronica, con prevalenza dell'aspetto morfo-sintattico su quello fonetico; una strutturazione questa certamente più adatta a studenti ormai largamente poco provvisti o addirittura digiuni di formazione classica e glottologica. Il "Glossario" poi (che copre circa un terzo delle pagine dei due volumi, un'estensione degna delle crestomazie più titolate) è una vera e propria concordanza, con ricca documentazione di varianti e di forme, perfettamente in grado di soddisfare tutte le esigenze di comprensione degli utenti.
Grazie alla sua esaustività e nonostante una certa - peraltro necessaria, almeno dal punto di vista editoriale - semplificazione dell'analisi lessicografica (di cui avverte già Varvaro nella sua premessa), proprio il glossario-concordanza può, meglio della tradizionale traduzione a piè di pagina, assolvere ai compiti didattici che i manuali si propongono sin dal titolo.
Del tutto condisivibile appare anche la scelta dei testi raccolti, ampia e adeguatamente illustrativa delle due letterature (ambedue di difficile antologizzazione: la francese per la ricchezza dei generi e delle opere, ben superiore al resto dell'Europa medievale; la provenzale per il dominio della tradizione lirica sul resto della produzione, e all'interno della stessa lirica per il peso di alcuni generi e autori sul rimanente). Il corredo filologico dei brani è essenziale ma completo, con cappelli introduttivi di informazione (tradizione manoscritta, metrica, edizioni di riferimento, eventuali interventi e correzioni) e con apparati critici non sovrabbondanti, particolarmente adatti alle introduzioni alla critica testuale che si fanno nei seminari universitari.
Mi sembra in sostanza che lo scopo che i curatori si sono prefissi con questi "Avviamenti" (che c'è da augurarsi vengano presto affiancati da prodotti analoghi nei rimanenti domini linguistici o anche in settori letterari specifici) sia stato raggiunto: l'accesso alla lingua e alla letteratura (riprendo ancora dalla premessa di Varvaro) della Francia - del Nord e del Sud - medievale, la cui influenza sulla formazione della restante letteratura europea (vale sempre il caso di rammentarlo) è stata determinante. Naturale poi che questo accesso a lingue e testi così lontani nel tempo si realizzi sotto le insegne della filologia romanza, con gli strumenti della sua scrupolosa attenzione al documento.
Disciplina ottocentesca e storicistica (ma per sua grazia lontana dai deliri successivi dello storicismo), la filologia, non solo quella romanza, mantiene, fra grandi teorizzazioni e piccole mode che si susseguono, una funzione altamente formativa nell'università, soprattutto italiana. C'è solo da augurarsi che legislatori e compilatori di tabelle didattiche lo tengano sempre presente.
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