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Carrére come sempre è magistrale in questi resoconti di cronaca giudiziaria, alternando il racconto degli eventi ai momenti del processo, le testimonianze del protagonista e delle altre persone coinvolte nella vicenda alle sue considerazioni personali. Ma non esprime mai un giudizio personale sull'accaduto o sul colpevole, piuttosto si sofferma sullo stato d'animo che la vicenda gli suscita, interrogando sé stesso e di conseguenza il lettore, ancora una volta, sulla banalità e l'inesplicabilità del male.
Una storia vera, descritta in prima persona da un redattore che si mette in contatto con l’assassino per poter raccontare il suo punto di vista e le dinamiche mentali che l’hanno spinto a compiere un tale scempio. Il colpevole, bugiardo truffatore e omicida, sembra estraniarsi dagli eventi e spesso ha dei vuoti di memoria sulle modalità delle esecuzioni e sui suoi spostamenti. Dopo la confessione e la giusta condanna si rifugerà nella religione con il pretesto di redimersi e di trovare conforto.
La storia vera di Jean Claude Romand, un mitomane e bugiardo patologico che per più di vent'anni ha condotto una vita basata su una fitta rete di menzogne, spacciandosi per medico senza neanche essere laureato. Quando nel 1993, per una serie di eventi, la sua famiglia rischia di scoprire tutto, lui arriverà a compiere una strage tremenda, uccidendo la moglie, i figli e gli anziani genitori. Praticamente un interessante libro/viaggio nella follia.
C'è una forza attrattiva che mi spinge verso Carrère ed è la sua ineguagliabile capacità di raschiare la superficie dell'animo umano, accompagnata da un senso di inquietudine che nessuno come lui sa esprimere. L'opera, ispirata ad un fatto di cronaca verificatosi in Francia negli anni '90, ricostruisce la vita di Jean Claude Romand e ne racconta la vicenda giudiziaria, conclusasi con una condanna all'ergastolo per l'assassinio di moglie, figli e genitori. Movente dei delitti: il crollo dell'incredibile castello di bugie che l'imputato aveva costruito e perpetrato per quasi vent'anni agli occhi di familiari ed amici fingendosi un medico che il mattino si recava al lavoro all'Oms, mentre in realtà trascorreva le giornate oziando in auto o passeggiando nei boschi. In L'avversario lo scrittore francese ha proprio superato se stesso, tant'è vero che egli definisce questo romanzo la sua "opera migliore".