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Un episodio storico scritto a mo' di dramma, con dialoghi tra personaggi realmente esistiti, avente ad oggetto l'elezione al trono pontificio di Celestino V nel 1294, e la sua subitanea rinuncia, con conseguente abdicazione, nell'arco di pochi mesi. Il tutto in un periodo in cui il Papato è al centro di spietate lotte intestine per il potere tra le grandi famiglie della nobiltà romana e la Chiesa, a pochi decenni dalla morte di San Francesco, è percorsa da da moti rivoluzionari interni di movimenti religiosi che reclamano un ritorno alla povertà e alla spiritualità delle origini. E mentre all'orizzonte si profila la fine del Medioevo e la nascita dei grandi Stati nazionali. Un'opera di valore, in cui il campanilismo di Silone - abruzzese come il protagonista - gioca indubbiamente un ruolo importante nel delineare la figura di Pier Celestino più che come un santo come un eroe, per il coraggio di opporsi al richiamo del Potere corruttore in nome dei propri ideali, al costo della propria vita
In quelle terre dell'Abruzzo ( sul finir del XIII secolo, in cui Celestino si dimise dalla carica pontificia, perché non voleva più compromettere la propria anima con quelle sporche faccende della chiesa cattolica sul versante istituzionale diventata peggio dello stato, una cricca di mafiosi) si respirava, nel profondo del popolo minuto, un'avversione viscerale per tutto ciò che sapeva di burocratico, statale, autoritario. Celestino rappresenta bene questa avversità, con la sua semplicità evangelica, al punto che diventa il centro su cui convergono gli Spirituali contro i Conventuali. Il suo è un Cristianesimo delle origini, che ha in sé, secondo Silone, una carica dirompente, in cui è implicita una tensione socialista e anarchica, che si tramanda nei secoli, fino ai tempi di Silone, mantenendo vivo "quello che rimane", il Pater Noster, quella linea segreta che unisce la figura di Celestino con quei refrattari che nel finire degli anni 60 del Novecento tentavano la via del socialismo al di là degli schemi precostituiti. Quest'opera non è un romanzo storico, ma una convocazione del tempo storico di Celestino per comprendere più e meglio il tempo degli anni 60 del Novecento, nei quali Silone sferra la sua critica contro il solito e riciclato apparato, sia esso la Chiesa, lo Stato o i Partiti. Opera interessante che si potrebbe suddividere in tre parti. Nella prima Silone narra delle sue vicende per riscoprire la terra di Celestino con tutte le riflessioni che ne scaturiscono. Nella seconda parte si entra nel vivo di quella terra, ma dopo il primo capitolo, la narrazione diventa teatrale diventando come una vera e propria terza parte, scelta stilistica coraggiosa per meglio esaltare i dialoghi lasciando il resto sullo sfondo, ma non sempre a mio avviso del tutto amalgamata. Ciò non toglie nulla al pregio di quest'opera, in cui l'equazione cristianesimo-eresia-socialismo-anarchia significa tutta la dignità di chi resta fuori dagli apparati.
Bello.
Recensioni
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