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Operazione meritoria di Oaks Editrice, che riscopre uno dei grandissimi del pensiero politico del Novecento. Controrivoluzionario e monarchico, patriota ma antiromantico (ed anzi con una singolare passione per l'ordine neoclassico), Maurras fu reazionario ma mai retrivo, ed anzi fu una persona dall'intelligenza dinamica e dalle ampie vedute, se è vero che dialogò proficuamente anche con l'anarchico Sorel. Il libro è una spietata disamina del progressivo svilimento dell'intellighenzia francese (ma il discorso si attaglia bene a tutta Europa), che dall'Illuminismo in avanti è divenuta sempre più organica e funzionale al potere costituito. Accettando la sua subalternità rispetto ai potentati economici, l'intellettuale da coscienza critica del popolo è diventato sempre più spesso prezzolato, servile, al servizio delle élites economiche. Quindi, c'è futuro per l'intelligenza? Per Maurras, solo se gli intellettuali sapranno riaffermare la loro indipendenza, tornare a maneggiare l'alta cultura (intimamente sintonizzata con la cultura popolare) e farsi portavoce della gente, della nazione profonda, che "vive e lavora", affrancandosi dall'egida soffocante dei potentati economici. "Non solamente l'intelligenza non fece il suo mestiere d'illuminare e di orientare le masse all'oscuro: essa fece il contrario del suo mestiere, essa le ingannò". Il testo è impreziosito anche da una prefazione del reporter Sebastiano Caputo sulla figura di Maurras e sul fenomeno politico dei Circoli Proudhon.
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