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Già nel 1864 Baudelaire parlava del Belgio in termini più che dispregiativi:”il cervello dei belgi è semplicemente bovino”, “il solo profumo che manda questo paese è di patate fritte”, Conrad mi sembra rispecchi con la sua ironia pungente un certo modo di vederlo. In "Cuore di tenebra" era stato ancora più chiaro "[i belgi] non erano colonizzatori, la loro amministrazione consisteva soltanto nello spremere il più possibile e nulla di più". La presenza belga in Congo è stata probabilmente una tragedia, ma quanta superiorità anglosassone nei giudizi sui due protagonisti, meschine vittime delle loro miserie materiali e morali. Il racconto è leggibilissimo, anche se comporta un continuo senso di amaro in bocca; non c’è ancora l'oppressione di "Cuore di tenebra", ma è già delineato lo sgomento dell’uomo europeo, quando si accorge di essere concretamente in completa balia dell’Africa.
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