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Libro presentato da Giuseppe Catozzella nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2023
Orlando e Sofia sono due gemelli alla soglia del trentesimo compleanno. Sono anche i figli di Leone e Agata, registi cult e di avanguardia morti anzitempo in un incidente aereo, divenuti famosi per il loro film d'esordio - La musa divoratrice - e poi finiti nel dimenticatoio. Orlando, che odia comunicare, lavora come social media manager al Museo del Cinema. Non ha amici e consuma le serate mangiando da solo al ristorante cinese e guardando video di revenge porn. La sorella, invece, si è riciclata con scarso successo nell'arte contemporanea. Convive con Monica, una gallerista più vecchia di lei che espone soltanto donne, fra cui Sofia stessa; intanto, si diverte a tradirla in maniera compulsiva. Alle loro spalle, l'ombra lunga di aver perso il padre e la madre quand'erano appena ventenni, che li ha lasciati eredi di una casa piena di scatole e segreti - e, di fatto, incapaci di diventare adulti. Fino al giorno in cui, per una serie di casualità, non trovano una misteriosa sceneggiatura dal titolo Autofiction. Le parole di Leone e Agata, lì scritte, sembrano narrare la loro vita famigliare con una sola e sostanziale differenza: un fratello in più, di cui non sapevano nulla. Quando si smette di essere figli? E se non si fosse in grado di farlo? Iacopo Barison torna con un romanzo di stupefacente maturità, confermandosi il cantore di una generazione troppo spesso raccontata in modo superficiale, svelandoci il mistero che si cela in ogni famiglia felice e infelice a modo suo.
Proposto da Giuseppe Catozzella al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «Ci sono romanzi-mondo che sono grandi quanto una famiglia, ovvero infiniti, e questo è il caso di Autofiction di Iacopo Barison. Ecco quello che cerchiamo di definire quando diciamo «romanzo contemporaneo»: in Autofiction tutto è gioco di specchi, la realtà è ritratta e rifratta fedelissimamente nell’unico caleidoscopio possibile, quello dei sentimenti (delle paure, delle speranze) di Orlando e Sofia, i gemelli trentenni rimasti orfani «troppo presto», e in tutti i personaggi che ruotano loro attorno. C’è un mirabile sguardo esterno. Ma è sempre un reciproco specchiarsi dei sentimenti dell’uno dentro quelli dell’altro, lo scavo in profondità non può che ripescare la superficie, il passato ingombrantissimo dei genitori registi-cult della Musa divoratrice schiaccia il presente degli eredi (tra l’altro, di una decadente e misteriosa casa di campagna) lasciandoli con l’unica eredità poi davvero, questo sì, onesta: un futuro in cui le promesse di vita di ieri (la possibilità di una strada, addirittura artistica, di un’ambizione anche, possiamo dire di un sogno) sono evaporate nel momento stesso in cui vengono espresse. Il passato ritorna e naturalmente stravolge tutto, futuro incluso: loro due hanno da sempre avuto un altro fratello di cui niente sapevano? La vita dunque è tutta menzogna? A Orlando e Sofia la generazione del boom lascia questa menzognera eredità, tra le mani solo bolle di sapone: alcune rimbalzano felici al soffio, altre scoppiano via, altre ancora mai sono davvero esistite, le ultime è verso il cielo che incredibilmente – vediamo stanno volando. Non è un caso che l’unico vero lascito di quella generazione sia un film (mai realizzato) chiamato proprio Autofiction: nelle pagine di Iacopo Barison la realtà è sempre un gioioso rimbalzo della rappresentazione, e altro non può più essere, la letteratura fedelmente entra ed esce dall’unica realtà possibile: quella del mondo interiore, magistralmente ritratto. Tra le mani a noi che leggiamo resta la loro verità, l’unica: questo romanzo. Che è di incandescente ambizione, controllo e maturità. Sono pochi, pochissimi, i romanzi italiani che se la battono con quelli che ammiriamo d’Oltreoceano. Autofiction è uno di questi.»
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