L'intenzione degli autori è di contribuire ad un dibattito più consapevole sull'autocostruzione, oggi pratica di massa in molte aree del Mezzogiorno, nonché oggetto di dibattito politico a livello internazionale. Una delle motivazioni più importanti di questo lavoro è legata alla consapevolezza che la soddisfazione del bisogno-casa nelle forme spontanee e spesso illegali che assume in molte aree del Mezzogiorno, costituisce una contraddizione sociale. In quanto contraddizione sociale, l'autocostruzione richiede un intervento che impedisca il suo rifluire verso forme regressive e che la sviluppi secondo un uso programmato delle risorse territoriali ed umane. Le forme spontanee in cui l'autocostruzione si manifesta oggi, infatti, generano un uso del territorio irrazionale e squilibrato, provocando l'insorgere di altri bisogni insoddisfatti a livello ambientale. Questa problematica, spesso banalizzata nelle forme sloganistiche del dibattito (abusivismo si, abusivismo no), viene sviluppata nel libro, approfondendo le radici sociali dell'autocostruzione "abusiva", separata come oggetto di studio dalla categoria neutra e onnicomprensiva dell'abusivismo Edilizio che comprende vari tipi di fasce sociali e ogni tipo di speculazione. Le ipotesi di intervento ed il ventaglio di proposte che nel libro vengono suggerite hanno proprio il fine di riqualificare gli ambienti devastati e di eliminale e prevenire l'abusivismo di necessità, fornendo agli autocostruttori la via dell'aiuto pubblico, della legalità e della programmazione dell'uso del territorio. Il significato delle conclusioni del libro e l'apertura di alcuni interrogativi rispetto a cui si cerca di tornire qualche strumento di approfondimento.
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