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L’Europa tra le due guerre è stata un luogo straordinariamente ricco: ciascun individuo ha dovuto confrontarsi con mutamenti lenti ma costanti che hanno poi condotto alla catastrofe. In Francia un fenomenale giro di ruota (dall’euforia della vittoria all’inferno dell’invasione tedesca) ha segnato profondamente ogni individuo, costretto a decidere in quei vorticosi momenti finali cosa fosse giusto fare. La grande tradizione letteraria francese custodisce i comportamenti, le emozioni, i vissuti, le visioni del mondo di donne e uomini di quegli anni: un patrimonio di incredibile interesse e qualità. Tra le testimonianze più notevoli, questo romanzo di Louis Aragon - uno dei tre gemelli separati (secondo la lettura di Maurizio Serra) assieme a Drieu La Rochelle e a Malraux - meritoriamente riedito quest’anno. In esso si ritrova scintillante angosciato e vivo lo spirito di quegli anni: dalle notti nei fumosi locali a Montmartre alla comparsa dei primi soldati americani nei boulevard; dalle prostitute e le cene in bettole solitarie agli eleganti vernissage artistici, alle lunghe discussioni in passeggiate notturne: e non in quanto eventi degni di esser ricordati in sé ma in quanto vita quotidiana di quegli anni a Parigi, tanto vivida da sembrar quasi di poter vedere dinanzi a sé Picasso o i surrealisti. Se l’intreccio a volte pare non esser molto ben congegnato, è nelle parti liriche, introspettive o amorose che il romanzo tocca i suoi vertici, scorrendo attorno alla Sconosciuta della Senna (l’espressione del viso di una donna senza identità trovata morta convinse qualcuno a farne un calco in gesso, rimasto celebre). Aurelien ne conserva a casa un copia, e finirà poi per confonderne le fattezze col viso dell’amata Berenice. Di rilievo infine la posizione ambigua del narratore, che è anche il protagonista: sicché nella lettura si esperisce spesso il passaggio spiazzante dalla terza alla prima persona. Un romanzo che, come la Sconosciuta della Senna, non merita l’oblio.
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