“Dalla piazza di Novellara fin dove arriverà la strada, se chiudi gli occhi è quasi America…”.
"Augusto - Omaggio alla voce dei Nomadi", il ventiquattresimo album di Graziano Romani pubblicato tra band (The Rocking Chairs, Megajam5) e una corposa carriera solista, inizia e si conclude con queste parole. "Augusto cantaci di noi", composta da Romani a metà anni Novanta, poi inclusa nell'album "Storie dalla Via Emilia" del 2001, suo secondo disco solista cantato in italiano, era già un personale, piccolo omaggio ad Augusto Daolio. Un primo passo verso questo album datato 2020, che si presenta oggi come un compiuto, importante e davvero sentito tributo a una delle voci più significative della musica d'autore e del rock Made in Italy. La canzone, in una nuova versione, e in un remake acustico, incornicia qui le altre composizioni.
Graziano Romani ha pescato nel repertorio dei Nomadi con grande amore verso gli anni Sessanta in cui è stato bambino e per quello scampolo di anni Settanta in cui iniziava a crescere in lui il desiderio di fare musica. Sappiamo come ad Augusto Daolio sia sempre piaciuto interpretare e fare suoi i brani di altri, che si trattasse di Guccini o di artisti d’oltremanica e d’oltreoceano, che fosse Bob Dylan o Elton John, che fossero i Kinks, i Beach Boys o i Procol Harum. "Questo omaggio", sottolinea Romani, "è dedicato alla figura di Augusto non solo come cantante, ma guarda anche al poeta, all'artista, al pittore e al narratore per immagini".
Il ragazzo di Casalgrande che scrutava da lontano la band di Novellara ha compiuto un viaggio all'interno della musica popolare italiana e non solo. Perché tra “Canzone per un'amica" e "Gordon", pietre miliari del nostro pop, troviamo anche le acute trasposizioni nella nostra lingua di "Sixty Years On" di Elton John, (che qui è "Ala Bianca"), di "Wichita Lineman" di Jimmy Webb ("L'auto corre lontano") e di "I want you" di Bob Dylan ("Ti voglio"). Questa mescolanza di suggestioni rende "Augusto" un progetto multiforme, forse il più vario della produzione di Romani, l'ex ragazzino che puntava il naso verso il palco dei Nomadi e rimaneva a bocca aperta quando Augusto cantava quelle canzoni di pace, forza, amore e resistenza che oggi ritornano a noi, attraversate dal tempo.
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