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Recensioni Atti della gloriosa compagnia dei martiri

Recensioni: 5/5
Con "Atti della gloriosa compagnia dei martiri" Arispe torna ad affrontare un tema religioso dalla forte carica iconografica. Pedro e Marcellino, Paolo di Tarso, Pantaleone di Nicomedia, Caterina d'Alessandria... sono santi e martiri antichi quelli che si susseguono pagina dopo pagina, tutti vissuti entro i primi anni del IV secolo d.C., nei tempi oscuri in cui la religione cristiana era considerata un'eresia da condannare e perseguitare e la morte in suo nome era vista come l'acme di una fede incrollabile che tutto può superare e sopportare. Nel nuovo volume di Nicolás Arispe, ogni santo è affiancato da un testo che ne racconta la storia con un stile impersonale, quasi asettico, ma che al tempo stesso si lancia in metafore azzardate, richiami del tutto soggettivi partoriti dalla mente dell'autore: la testa mozzata di San Quintino di Vermand si inabissa cullata dai versi di Melville (Sink, sink, oh corpse, still sink / Far down in the bottomless sea, / Where the unknown forms do prowl, / Down, down in the bottomless sea); il terribile supplizio di San Bartolomeo è paragonato allo scuoiamento da vivo dello zio Liu nel romanzo Sorgo Rosso di Mo Yan. I corpi scultorei sono definiti nei loro volumi da un chiaroscuro preciso e a tratti aggressivo, che fa emergere mani intrecciate, membra contorte e volti straziati dal dolore, senza tuttavia lasciar mai affiorare un'ombra di dubbio negli sguardi fissi rivolti all'Altissimo o negli occhi accecati dal rapimento mistico. Come già in Lasciate ogni pensiero o voi ch'intrate, Arispe riprende uno stile grafico medievale, in linea con la tradizione iconografica con cui si confronta. Le tavole appaiono a tratti opprimenti, con scene cariche, affollate di mostri o gravate da un cielo incombente e altre volte raggiungono il massimo dell'essenzialità, raffigurando i santi soli con la loro fede. Un libro originale capace di fondere alto e basso, sordido e mistico, icone antiche e riferimenti culturali moderni in un'ermeneutica del martirio e del castigo.)
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