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Anno edizione: 2004
Anno edizione: 2006
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Aria
"Chi è quell'uomo?"Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E'possibile avere nostalgia delle vite ancora da vivere,e sentire il profumo dei deserti mediorientali a Venezia,la città piu' umida del mondo? La Loewenthal sa che,custoditi nell'anima,il tempo e lo spazio non hanno confini.Sa anche,per contro,che gli oggetti, tutti gli oggetti della nostra vita-un lembo di stoffa nascosto da anni in un armadio,un mucchietto di sabbia raccolto in un fazzoletto- conservano per sempre la memoria.Viviamo circondati da oggetti che conservano la memoria e in attesa di un evento, o di una persona che potrà cambiare la nostra vita, e magari l' annullerà, rivelandoci la prospettiva che i nostri occhi,aperti alla vita, e chiusi al mistero,non possono scorgere.Ma,intanto,come amiamo la vita!Come amiamo le sue case,i suoi mobili,i suoi oggetti,le sue stanze!Come amiamo chi ci ama!E chi sta per nascere, e chi ci lascia!Credo che appartenga alla sensibilità ebraica piu'profonda,quella dell'attesa,piu' che a ogni altra anima.Quest'ansia dell'attesa, intrisa di tempo, combattuta dalla memoria. La Loewenthal,infatti,comincia da molto lontano- con il rifacimento leggero di due racconti biblici-il matrimonio di Rebecca,il figlio che desidera Tamar.Ma poi,sapendo di potersela concedere tutta questa licenza, ci trasferisce nel pieno delle vicende di una famiglia ebraica torinese ai primi del Novecento.Di li',passa a Mantova,dove propaggini di questa famiglia subiranno le leggi razziali,la deportazione ad Auschwitz.E finisce a Venezia,dove si sente il profumo del deserto biblico,e una giovane donna «moderna» affacciandosi alla finestra del suo nuovo appartamento,davanti al ponte che conduce al ghetto, nel giovane ebreo che lavora il vetro,forse vede l'uomo che attende.Profumi inimitabili di case ebraiche, straordinarie figure femminili.La Loewenthal conosce ogni granello di polvere che il tempo accumula e disperde, non teme di partire da lontano.Si direbbe che la lontananza sia imprescindibile per i suoi personaggi e per la sua scrittura bella, intensa
E'possibile avere nostalgia delle vite ancora da vivere,e sentire il profumo dei deserti mediorientali a Venezia,la città piu' umida del mondo? La Loewenthal sa che,custoditi nell'anima,il tempo e lo spazio non hanno confini.Sa anche,per contro,che gli oggetti, tutti gli oggetti della nostra vita-un lembo di stoffa nascosto da anni in un armadio,un mucchietto di sabbia raccolto in un fazzoletto- conservano per sempre la memoria.Viviamo circondati da oggetti che conservano la memoria e in attesa di un evento, o di una persona che potrà cambiare la nostra vita, e magari l' annullerà, rivelandoci la prospettiva che i nostri occhi,aperti alla vita, e chiusi al mistero,non possono scorgere.Ma,intanto,come amiamo la vita!Come amiamo le sue case,i suoi mobili,i suoi oggetti,le sue stanze!Come amiamo chi ci ama!E chi sta per nascere, e chi ci lascia!Credo che appartenga alla sensibilità ebraica piu'profonda,quella dell'attesa,piu' che a ogni altra anima.Quest'ansia dell'attesa, intrisa di tempo, combattuta dalla memoria. La Loewenthal,infatti,comincia da molto lontano- con il rifacimento leggero di due racconti biblici-il matrimonio di Rebecca,il figlio che desidera Tamar.Ma poi,sapendo di potersela concedere tutta questa licenza, ci trasferisce nel pieno delle vicende di una famiglia ebraica torinese ai primi del Novecento.Di li',passa a Mantova,dove propaggini di questa famiglia subiranno le leggi razziali,la deportazione ad Auschwitz.E finisce a Venezia,dove si sente il profumo del deserto biblico,e una giovane donna «moderna» affacciandosi alla finestra del suo nuovo appartamento,davanti al ponte che conduce al ghetto, nel giovane ebreo che lavora il vetro,forse vede l'uomo che attende.Profumi inimitabili di case ebraiche, straordinarie figure femminili.La Loewenthal conosce ogni granello di polvere che il tempo accumula e disperde, non teme di partire da lontano.Si direbbe che la lontananza sia imprescindibile per i suoi personaggi e per la sua scrittura bella, intensa
Elegante e molto “intimo” (forse un po’ sommesso) questo romanzo della Loewenthal. La memoria è il filo conduttore di tutto: dolore, amore, passione, vita e morte. E quando si parla di “memoria” l’autrice sa sicuramente il fatto suo: eccola allora condurci per mano, con discrezione e leggerezza, lungo una storia raccontata da… un velo. Da leggere: per rilassarsi e pensare.….
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Lasciò le pesanti forbici sul tavolo e, con lo stesso gesto, abbandonò anche il pezzo di velo tagliato. L'aveva guardato a lungo, prima, misurando con il pollice e con il mignolo la lunghezza da togliere al suo lutto. E poi...un colpo netto, metallico. Un'unica sforbiciata per tutta la larghezza del tessuto, accompagnata dal rumore acido delle due lame insieme, in fondo al quale - giunte che furono all'ultimo incrocio di trama e ordito - cigolava un'eco di ruggine."
Il tempo, una cornice di atmosfera e di memoria, nel romanzo di Elena Loewenthal Attese scandisce la vita femminile con ritmi imprevedibili, a volte convulsi a volte rarefatti, assecondando lo sciogliersi o il prolungarsi delle attese: attese che non sono mai passive, ma desideri che prendono a poco a poco consapevolezza di sé, promesse di un destino che si compirà con pienezza solo a prezzo di dolore.
Icona della cultura ebraica italiana, Elena Loewenthal compie un percorso che, pur storicamente costruito attorno a protagoniste ebree, travalica ogni confine per farsi intimamente femminile. Sono storie di donne dai templi biblici ad oggi, che si tramandano la sapienza dell'attesa attraverso un velo: è il velo sotto il quale si cela Rebecca al suo incontro con Isacco e si cela Tamar per avere un figlio da Giuda; è il velo della romantica nonna di Claudia che fugge dal ghetto per amore e di cui Claudia s'ammanta nella vedovanza, accorciandolo man mano che la vita riprende il suo corso; la levatrice Emilia lo riceve per farne pannicelli da neonato, ma suo marito lo destina a rivestire cuscinetti funebri, resi inutili dallo sterminio della Shoà. Da una generazione all'altra, infine ricompare nell'armadio di una ragazza dei nostri giorni, per la quale l'attesa non è più necessariamente legata a un uomo, ma prima di tutto a una realizzazione personale.
La scrittura, forte e poetica, incide nel lettore complici emozioni.
A cura di Wuz.it
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