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Un caposaldo per ogni architetto. Assolutamente da leggere.
Immancabile nella librerie non soltanto delle figure professionali che hanno a che fare con l'architettura, ma anche di chiunque abbia un semplice interesse per interior design e sia affascinato dagli spazi architettonici. Stupendo.
Consigliato agli appassionati di architettura. Davvero interessante per le riflessioni e gli spunti.
Recensioni
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Il raffinato testo pubblicato da Electa propone una lezione di Zumthor, tenuta nel 2003 all'interno del ciclo "Paesaggi poetici", rassegna di esplorazioni filosofiche che mettono in relazione un luogo con un personaggio, un fatto, un tema letterario. In questo caso il tema è l'affinità tra luoghi e arte. Il taglio del discorso riprende un carattere centrale dell'architettura di Zumthor, estremizzandolo. Tutto è giocato su emozioni, passioni, impressioni, percezioni, adesioni e rifiuti, stati d'animo, cose che sono dentro di noi e che lo spazio ci aiuta a comprendere. Sensazioni che si provano, sensi che si acuiscono, influenze reciproche tra l'individuo e lo spazio. La domanda al centro di tutto è se si sia in grado, come architetti, di progettare atmosfere. Zumthor guarda al suo fare e distilla nove passi. Tutti molto evocativi: il corpo dell'architettura (ovvero la sua struttura); la consonanza dei materiali; il suono dello spazio; la sua temperatura; gli oggetti che lo riempiono; il muoversi dentro lo spazio; la tensione tra interno ed esterno; la vicinanza e la distanza (i gradi dell'intimità); la luce sulle cose. A questi aggiunge tre appendici sul fare: attenzione all'architettura come ambiente, la buona accordatura, la costruzione della buona forma come obiettivo finale. Tutto è immerso in una prospettiva dolce e consolatoria. Dei buoni sentimenti. Dello stare bene. Dell'armonia. L'atmosfera ci tocca emotivamente, ma sempre in modo corroborante. È una buona atmosfera. Non c'è cenno ad atmosfere che inquietino. Non c'è fatica, né angoscia. È la consolatoria ricerca della bellezza. Che questo sia oggi ineludibile, è la questione più rilevante che il libro pone, e che va oltre le straordinarie opere di Zumthor, per gettare sul nostro presente una luce, questa sì, poco consolatoria.
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