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“ Andrò a risolvere problemi agli altri, io che non ho mai risolto i miei ed io che parlo tanto e con piacere egocentrico me ne starò zitto ad ascoltare gli altri e cambierò le loro vite in meglio”. Credo che queste poche parole del primo capitolo, sintetizzino molto bene la figura de ‘L’Ascoltatore’, il bel romanzo introspettivo, dal ritmo semplice e imprevedibile allo stesso tempo. A metà strada tra il giallo e il romanzo psicanalitico a tinte forti, la scrittura scava dentro la personalità dei protagonisti, li mette a nudo, ne racconta le paure, l’arroganza e le debolezze. La padronanza della lingua italiana è assoluta, con una ricchezza di vocaboli ricercati e di figure retoriche che denotano la preparazione culturale dello scrittore. La storia si svolge prevalentemente in un ambiente notturno, dove la nebbia amplifica il clima di sospetti e di angoscia che il narratore desidera trasmettere. I personaggi principali, tutti di sesso maschile, ad eccezione di una dolce signorina, non sono mai stabili, soffrono parecchio, anche se cercano di apparire brillanti, mascherando il loro cinismo. La signorina, dal canto suo, non riesce, o forse non vuole riuscire, a rompere con il passato, ed aspira ad una felicità dalla quale vuole restare lontana. Nella società dell’incomunicabilità affidare la conduzione della storia ad un comunicatore sui generis, come è appunto l’Ascoltatore, incapace da sempre di risolvere i propri problemi, è, più che un paradosso, una sfida alla società, una critica alla vita di tutti i giorni. Un’ultima osservazione: il libro è stato stampato nel mese di Marzo dell’anno 2020. Ora, io credo che nel Dopoguerra, se c’è un mese disgraziato, almeno qui in Italia, drammatico, che ha veramente cambiato l’esistenza di tutti noi, alla prese con un’emergenza sanitaria che credevamo appartenesse al passato, quello è proprio il marzo dell’anno di grazia 2020. Sono certo che l’Ascoltatore direbbe in proposito: Non è un caso.
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