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“Quanto più interrogativamente consideriamo l’essenza della tecnica, tanto più misteriosa diventa l’essenza dell’arte”. Con questa frase Martin Heidegger si accingeva a chiudere il proprio discorso in occasione della serie di conferenze, organizzata a Monaco nel 1953 dall’Accademia bavarese di Belle Arti, dedicate a Le arti nell’età della tecnica. I testi di quello storico incontro, tra cui La questione della tecnica di Heidegger, ormai un autentico classico della filosofia del Novecento, vengono qui proposti integralmente per la prima volta in lingua italiana. In questo volume si confrontano con la questione relativa al destino delle arti nell’età della tecnica alcuni tra gli esponenti più significativi della cultura europea: filosofi come Martin Heidegger e Romano Guardini, l’enunciatore del principio di indeterminazione Werner Heisenberg, lo scrittore Friedrich Georg Jünger, lo scienziato e filosofo Manfred Schröter, il musicologo Walter Riezler, il pittore, scenografo e teorico dell’arte Emil Preetorius.
In che senso è possibile parlare di arte nell’epoca del dispiegamento planetario della tecnica? O forse proprio la nostra epoca, l’età della tecnica, coincide con l’irrevocabile fine dell’arti? Tutte le arti indistintamente, infatti, non si sono forse polverizzate in una miriade di modalità produttive che segnano il tramonto della forma di creatività che ha caratterizzato l’esistenza umana fin dai suoi primordi? Eppure, come si può evincere dalle parole di Heidegger, arte e tecnica non sono semplicemente due forme di sapere l’una successiva all’altra o modi dell’agire reciprocamente alternativi, ma poli in tensione tragica dell’"abitare" umano che, contemporaneamente, ne definiscono l’essenza. Gli autori dei saggi, decifrando il senso della dialettica tragica e del complesso intreccio di arte e tecnica, disegnano lo spazio entro cui è possibile comprendere il destino della razionalità e della felicità dell’uomo occidentale contemporaneo.
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