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"Questo è un libro di storia dell'arte che privilegia l'osservazione delle opere dal punto di vista dei procedimenti e dei materiali con cui sono fatte". Così afferma Silvia Bordini in apertura del volume, curato da lei e scritto a sei mani con Francesca Gallo e Diletta Borromeo. La promessa iniziale è mantenuta: Arte contemporanea e tecniche è un testo di storia dell'arte narrata sotto il profilo delle tecniche, delle pratiche artistiche, delle sperimentazioni. Le autrici non si occupano in modo specialistico ed esclusivo di pigmenti, leganti e supporti; fanno invece delle tecniche una questione storica e non artigianale, e delineano una vicenda dove di volta in volta vengono esaminati gli incontri e il dialogo fra le idee e i modi in cui queste prendono forma (che nell'arte contemporanea, in particolare del Novecento, il secolo a cui il libro è dedicato, sono più variegati e complessi che nell'arte dei maestri del passato). O non prendono forma; e questo è un pregio del libro, che affronta anche, con intelligenza e profondità, quelle fasi dell'arte del Novecento (specialmente gli anni sessanta) in cui l'oggetto artistico è "smaterializzato", e le tecniche diventano allora il linguaggio verbale, il corpo umano, lo spazio della galleria.
La parola "tecniche" è quindi da intendersi in un'accezione vasta, che va a coprire non soltanto gli aspetti operativi legati alla pittura e alla scultura tradizionalmente intese, ma anche l'insieme delle pratiche artistiche del ventesimo secolo.
Ne emerge una storia che bada meno alle forme che ai procedimenti: il testo individua famiglie di modi di fare che si intrecciano e ricorrono lungo i capitoli. Una di queste vicende, variegata e multiforme, è quella che riguarda i modi in cui nuovi materiali e tecnologie rispondono alle istanze di rinnovamento espressivo e, per certi versi, le rendono possibili: è la viscosità dei pigmenti industriali che consente a Jackson Pollock di registrare sulla tela posta a terra i movimenti di tutto il suo corpo (e non soltanto della mano); gli effetti dei Veils e degli Unfurled di Morris Louis sarebbero impensabili senza i colori acrilici. Come, del resto, la temporalità e il movimento, temi così specifici della ricerca artistica contemporanea, trovano nel film, nel video e nella fotografia i veicoli più adatti.
Altra questione rilevante, affrontata nel contesto storico e teorico del volume, è quella della conservazione delle opere d'arte contemporanea. Molti lavori del Novecento hanno un carattere d'impermanenza, perché vengono spesso creati con materiali non duraturi; o sono effimeri è il caso delle azioni e delle performance e registrati su supporti a loro volta deperibili (pellicole o nastri magnetici). Come conservare opere siffatte e garantire una vita un po' più lunga a lavori che, per necessità, per scelta o per caso, siano a rischio di scomparsa non è solo un problema dei restauratori, ma è, anche e soprattutto, un vasto tema nella storia dell'arte contemporanea. Claudio Zambianchi
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