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Concentrato su linguistica e suo contributo allo svl umano/cult, timoroso di suscitare reazioni ideologiche, lento, accademico. Ok l'uso di linguistica come fulcro di studio antropologico, non ok l'uso come spiegaz omnicomprensiva. Grave difetto le note (corpose e da leggere) raggruppate alla fine. Riabilita il conc di Ariano (non quello falso della Germ Nazista) riportandolo al grp umano che ha condiviso la linguistica che ha dato origine a lingue/cult indoeuropee; per farlo impiega 42p (su 80) camminando sulle uova per non venire tacciato di neonazismo e spiegare l'obiettivo accademico e di ricerca totalmente avulso dall'uso recente storico-politico della parola. Il libro ha molti punti di contatto e confronto con "Razza e Cultura" di Levì-Strauss. Mostra come la cult indoEU fondata su lingua si sia espansa (dal 4-5mila aC prima dall'India e poi le migraz delle tribù Kurgan - p.53-8) attraverso migranti; legittima l'idea, forse trattata in modo un po' troppo eurocentrico. Accettabile la teoria per cui il popolo portatore della lingua fosse fondato sul mito del eroe guerriero e qst con abbia soppiantato una società matriarcale preesistente in Eu gettando i fondamenti della politica di potenza passata dai tempi antichi tribali agli Stati contemporanei. Meno accettabile l'idea per cui esista nel modus mentale indoEu (dalle origini) una innata volontà di potenza ed idea di mod democratico (che poi fu esportato in epoca moderna - p.64-5). Molto interessante il finale (p.75-80) dove si afferma che forse la spinta iniziale alla migraz (e successiva conquista) sia derivata da una incapacità del popolo Ariano/indoEU a sviluppare tecniche ed ad una concomitante scarsità di risorse; qst ha generato un atavico senso di carenza (mai superato) e pulsione alla ricerca di nuove risorse che ha indotto le prime migraz e dato luogo ad modello sociale basato sulla espansione.
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