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Recensioni L' aria che mi manca. Storia di una corta infanzia e di una lunga depressione

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Luiz Schwarcz porta con sé la storia di una famiglia che ha abbandonato tutto per sfuggire al terrore nazista: suo padre, ebreo ungherese, è riuscito a fuggire, solo, da un treno diretto al campo di sterminio di Bergen-Belsen, lasciando il padre Láios nel vagone che lo avrebbe portato alla morte; la madre, ebrea croata, ha dovuto memorizzare all’età di tre anni un nuovo nome, falso, per intraprendere con la famiglia un viaggio che li avrebbe portati prima in Italia e poi dall’altra parte dell’Atlantico. I due, André e Mirta, si sono conosciuti in Brasile, con i rispettivi dolorosi ricordi del tragico passato che pesavano sulla loro nuova vita. Figlio unico, Luiz, ancora giovane, ha sentito di essere responsabile dell’eliminazione della colpa che André portava per non essere riuscito a salvare il proprio padre – il nonno dell’autore – e si è visto come il legame che teneva stabile il matrimonio di André e Mirta, un’unione piena di silenzio, dolore e incompatibilità. Assumere questo ruolo, però, sarà fonte di angoscia che lo accompagnerà per tutta l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta. Recuperando con franchezza questi ricordi, Luiz Schwarcz costruisce un racconto toccante e preciso di come depressione e traumi, suoi e altrui, possano togliere il fiato a chiunque e rimanere latenti in esistenze in apparenza di successo. Luiz Schwarcz porta con sé la storia di una famiglia che ha abbandonato tutto per sfuggire al terrore nazista: suo padre, ebreo ungherese, è riuscito a scappare, solo, da un treno diretto al campo di sterminio di Bergen-Belsen, lasciando il padre Láios nel vagone che lo avrebbe portato alla morte; sua madre, croata, all’età di tre anni ha dovuto memorizzare un nuovo nome, falso, per intraprendere con la famiglia un viaggio che li avrebbe portati prima in Italia e poi dall’altra parte dell’Atlantico. I due, André e Mirta, si incontrano in Brasile: hanno iniziato entrambi una nuova vita, ma non riescono a liberarsi dei ricordi dolorosi del passato. Figlio unico, fin da bambino Luiz sente sulle spalle una doppia responsabilità: cancellare il senso di colpa di André per non aver salvato Láios e cementare il matrimonio di André e Mirta, un’unione piena di silenzio, dolore e incompatibilità. Assumere e sostenere questo ruolo, però, sarà per lui fonte di un’angoscia che lo accompagnerà per tutta l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta. Recuperando con sincerità questi ricordi, Luiz Schwarcz costruisce un racconto limpido e toccante di come depressione e traumi, propri e altrui, possano togliere il fiato a chiunque e avvelenare – rimanendo sottotraccia – anche le vite apparentemente più serene. Un racconto limpido e toccante sulla famiglia, la colpa e la depressione. )
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