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Anno edizione: 2000
Anno edizione: 1998
Anno edizione: 1998
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Indice
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questo è un libro impegnativo letto con immenso piacere fino alla fine storie simili e parallele dalla comprensione delle quali si arriva a una presa di coscienza - anche se tardiva- il dolore, visto in faccia e con coraggio dalle donne, una pagina da voltare per gli uomini. sempre cosi.
Un buon libro, i personaggi sono tutti ottimamente delineati e il parallelismo tra la storia di Eliot e quella di Matt non è mai forzosa o macchinosa. La fragilità dei personaggi e la loro presa di coscienza trapela tra le pagine con naturalezza, donandoci una lettura piacevole e mai banale.
L'archivista di Martha Cooley Titolo originale: The Archivist Traduzione di Barbara Lombatti Pag. 323, Lire 28.000 - Edizioni Guanda Una storia, cento storie. Potrei cavarmela così per parlare di questo romanzo che caldamente consiglio: “L’archivista” di Martha Cooley per la Guanda editore. Scrittrice promettente, americana di Brooklyn laureatasi in Inghilterra; un’autentica novità nel panorama statunitense intriso di post minimalismo, intimismo e letteratura pulp. Dicevo che da una storia se ne ricavano altre, non meno interessanti, che si rincorrono, compenetrano su un’unica traccia che è il vivere con la sua pesantezza o leggerezza, con i suoi dolori, paure, solitudini o crisi d’appartenenza. Il canovaccio prende corpo dalla storia appunto dell’archivista della biblioteca di Washington Matthias e della sua bramosia di leggere, come atto non solo d’amore ma di totale dedizione: in questo caso per l’autore inglese Eliot di cui in quella biblioteca si conservano le lettere con una sua amica "molto vicina". Ad accomunare il poeta inglese e l’archivista è la somiglianza dell’epilogo del loro matrimonio. L’impossibilità d’amare e donarsi, da parte dello scrittore inglese, teso solo alla poesia, è la causa scatenante che porterà la sua donna sull’orlo della pazzia, cui assiste impotente lasciando che gli eventi la conducono in manicomio a finire i suoi giorni. Potrei dire la pesantezza dell’essere, per prendere in prestito un termine kunderiano, il non voler tacitare il passato con i suoi fantasmi e l’impotenza, pesante come un macigno, di fronte ad una tragedia immensa come l’olocausto, conducono la moglie dell’archivista alla pazzia ed al suicidio nella casa di cura. Da tempo appunto Judith aveva incominciato a ritagliare articoli sullo sterminio degli ebrei, mettendo in pila foto, testimonianze, lettere e quant’altro che testimoniasse l’avvenuto, la colpa dei cristiani e del loro
Recensioni
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Ciò che credevo fosse amore
in me, scopro da migliaia di esempi
che è paura.
Dovunque vada a reclamare
la mia carne, là sono accessi
di spirito. E anche le sue consolazioni
sono usanze odiose che mi sforzo
di capire.
LeRoi Jones
Un archivista con una storia familiare tormentata, una giovane studiosa che ha alle spalle una vita, altrettanto complessa: questi i personaggi di un romanzo che ha come luogo dell'azione una biblioteca universitaria e come tempo l'intera storia del Novecento e i suoi drammi.
La memoria rigetta e dissecca / Un ammasso di cose distorte, questi due versi di T. S. Eliot possono essere la chiave di lettura dell'intera vicenda: ognuno di noi espia, vivendo, le grandi colpe che l'umanità, in modo particolare in questo tormentato secolo, ha sulla propria coscienza. Ognuno espia anche le colpe dei padri. Ma se i padri sono le vittime? Se è contro di loro che la Storia ha agito? Se i figli, impotenti, solo troppo tardi hanno preso coscienza di un passato dal quale li si è voluti tutelare? Allora, tutto è più difficile: l'arma spuntata che la generazione successiva all'Olocausto ha in mano è, forse, la ricerca e la memoria, oppure la pazzia e la solitudine. Ma nel bel romanzo di questa straordinaria esordiente anche altri temi, ancora più evidenti ed espliciti, attraversano le vite dei personaggi. Il primo, e più dichiarato, è il parallelismo tra la vicenda personale di T. S. Eliot e quella del protagonista, Matthias Lane. Entrambi non sono stati capaci di amare le loro compagne, donne difficili e tormentate; la pazzia e poi la morte sono state per queste infelici prima una via di fuga e infine il rifugio. Ma anche la solitudine, l'impotenza, l'inadeguatezza hanno costellato le loro vite. Per il primo c'è stata la grande catarsi della poesia, per il secondo la passione per un lavoro che gli consentisse di "conservare ordinatamente" quello che la genialità e l'arte di un passato più lontano o immediatamente trascorso avevano prodotto. In queste vicende, schiacciate dal silenzio di lettere che non possono essere lette, per legge, se non dopo decenni, o dal silenzio di una coscienza messa a tacere con tenace caparbietà entra un'altra figura: Roberta, una ragazza, una giovane studiosa che vuole ostinatamente leggere quelle lettere, la corrispondenza tra Eliot e Emily Hale, e per poterlo fare deve avere l'autorizzazione di Matthias. Tra Roberta e l'archivista nasce una amicizia, un legame profondo e sincero, finalmente sincero, che consentirà a tutti e due di parlare di sé, delle proprie paure, dei propri debiti affettivi, delle proprie solitudini. È dai loro colloqui che il lettore viene a conoscenza delle loro vicende, così come è dalla trascrizione del diario della moglie di Matthias, morta suicida dopo anni di ospedale psichiatrico, che si potrà vedere anche il suo punto di vista, il suo modo di leggere e interpretare i lunghi anni di matrimonio, la separazione, la malattia mentale e, infine, la scelta disperata della morte.
Altro tema, non secondario, del romanzo è il peso della religione, se questa è una forma, forse l'unica, di identità per chi la pratica. Il cristianesimo consolatorio della madre dell'archivista, che tanto disgusto aveva creato in lui ragazzo, ma ancor di più l'ebraismo di Judith, sua moglie, quasi maniacale, tutto ricerca e studio, o quello della giovane Roberta, recuperato come omaggio alla propria storia, alla tragedia del proprio popolo.
Questo romanzo appare davvero una straordinaria "opera prima", per ricchezza, complessità, forza di contenuti. E la poesia come fonte di ispirazione della narrativa, come sintesi che la prosa può solo elaborare e spiegare, mi sembra davvero un efficace spunto di riflessione per chi ami la letteratura e la veda una buona maestra di vita.
A cura di Wuz.it
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