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Architetture ambigue raccoglie, seleziona e presenta alcuni degli scritti più polemici di Gillo Dorfles sull'architettura contemporanea: dall'ormai introvabile saggio "Barocco nell'architettura moderna" (1951), a numerosi altri saggi sul Liberty, il Neoliberty; dai profili di alcuni grandi architetti considerati dall'autore come del Neobarocco (Sullivan, Mendelsohn, Steiner, Aalto, Niemeyer) ai saggi, usciti recentemente su riviste specializzate, sul Modernismo e Post modernismo e sugli equivoci del Postmodernismo. è proprio sul recente e scottante problema del Postmoderno e del ripresentarsi del l'elemento decorativo che Dorfles prende posizione in maniera autonoma rispetto agli altri studiosi di questo problema. Secondo l'autore, infatti, le tendenze più sane e più sottoscrivibili del Postmodernismo sarebbero quelle che fanno capo a personalità come Scharoun, Hollein, Sterling, Johnson, Domenig, Asmussen, ecc., che danno una netta preminenza alla duttilità della linea costruttiva, all'abbandono della stereometria seguita spesso in maniera ormai cristallizzata dall'International Style. In questa architettura postmoderna si può avvertire la presenza di alcuni elementi già emersi nelle migliori opere del Liberty che, appunto, Dorfles ama definire . Con questo volume riprende le pubblicazioni una delle più originali e suggestive collane delle edizioni Dedalo. Diretta dallo stesso Dorfles, la collana è stata inaugurata con Architettura come mass medium, di Renato De Fusco, e con Il linguaggio della visione, di Gyorgy Kepes, entrambi più volte ristampati negli ultimi anni. A questi volumi hanno fatto seguito altre importanti opere, tra cui Il "linguaggio dell'architettura", di Jencks e Baird, fra le prime ad affrontare a fondo il problema della semiotica architettonica, e inoltre altri saggi di Alexandre Cirici, Enzo Frateili, Franco Manini, Germano Celant.
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