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Anno edizione:
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 1999
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Ogni tanto questo pur bravo autore confeziona libri non all’altezza della sua meritata fama; mi era già accaduto con Pompei e ora si ripete con Archangel. La trama di per sé sarebbe notevolmente interessante, perché si narra di un ex professore di storia sovietica all’Università di Oxford, tale Fluke Kelso che a Mosca per un congresso incontra nella hall dell’albergo dove alloggia un veterano dell’esercito sovietico, Papu Rupava, che gli racconta una strana storia sulla morte di Stalin e di ciò che accadde quando il dittatore fu trovato in stato comatoso nella sua residenza di campagna. Ciò che gli dice è una di quelle rivelazioni in grado di sconvolgere non solo la vita di una nazione come la Russia, ma addirittura gli equilibri mondiali. Per ovvi motivi non vado oltre e questa volta più che in passato ho preferito iniziare il commento critico solo con un breve accenno alla trama. La vicenda è particolarmente intricata e il lettore deve stare molto attento, dovendo anche a volte ritornare a qualche pagina precedente, tanto più che il thriller, perché di thriller si tratta, stenta a decollare e prende quota dopo un avvio piuttosto laborioso e lento, quasi che il romanzo fosse stato scritto da certi autori russi noti anche per la grevità delle loro opere. Peraltro si apprezza la capacità di rendere l’atmosfera opprimente di un paese che, uscito dalla dittatura sovietica, ha mantenuto tuttavia inalterata la sua struttura dominante sui suoi cittadini. Gli agenti del KGB sono onnipresenti e si avverte chiara la sensazione di essere sorvegliati, di trovarsi in una gigantesca macchina dove la propria libertà è un valore ancora lontano da raggiungere. Dicevo del thriller ed è così, fra furti di quaderni, ammazzamenti, una tensione spasmodica per avere completa contezza di un evento accaduto tanti anni prima (la morte di Stalin senza lasciare eredi, o forse no...), le manifestazioni dei nostalgici, insomma tanta carne al fuoco nella pericolosa ricerca della verità.
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