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Apologia di un mestiere difficile. Problemi, insegnamenti e responsabilità della storia - Giuseppe Ricuperati - copertina
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Apologia di un mestiere difficile. Problemi, insegnamenti e responsabilità della storia - Giuseppe Ricuperati - copertina
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Descrizione


Il tema dell'uso pubblico della storia, le trasformazioni del mestiere, le sfide che separano universalismo e globalizzazione, i modelli di insegnamento e la specificità didattica della disciplina, le ragioni etiche e civili che l'insegnamento critico della storia può trasmettere, la sua crisi e le sue possibilità di risanamento e rafforzamento conoscitivo, anche alla luce del suo rapporto con la memoria. Una riflessione a tutto campo che si interroga ad ampio raggio su terreni come gli universalismi possibili, le identità, le appartenenze.
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Dettagli

2005
20 ottobre 2005
VII-223 p., Brossura
9788842077220

Voce della critica

Riflessione sulle storiografie attuali il libro di Ricuperati si inscrive nella linea teorica dello storicismo. In primo luogo perché la questione giustamente considerata decisiva è quella della verità del discorso storico e della sua differenza rispetto alle narrazioni artistiche. La posizione di Hayden White percorre polemicamente tutto il libro in una con le risposte che Momigliano e Carlo Ginzburg entrambi attenti alla lezione di Croce vi hanno dato. In secondo luogo in queste documentatissime pagine circola il tema anch'esso di derivazione storicista della religione civile. Tema che costituisce infatti in modo però qui non indagato una ricorrente tensione della storiografia etico-politica a partire dalla crociana religione della libertà. Si pensi a De Martino che sul tema della religione civile si avvicinò a Croce e nel pensare la religione se ne allontanò. Tra questi due motivi verità del discorso storico e religione civile fondata dal discorso storico si muove dunque l'appassionato discorso di Ricuperati per il quale i termini della storiografia etico-politica da un lato segnano i doveri del mestiere dall'altro lato ne indicano gli ideali di ragione di libertà di giustizia.

Entro questi termini avrebbe potuto scorrere una dotta Ideengeschichte. Ricuperati ha invece scelto di allargare quella prospettiva per analizzare non soltanto l'origine dei problemi della storia moderna (secondo la teoria e storia della storiografia crociana) ma soprattutto la genesi della figura dello storico moderno. Da Voltaire a Ranke comparve lo storico: che funzionario di uno stato insegnava il passato della nazione al popolo. Ricuperati opera una singolare semplificazione perché da Kant a Ranke tralascia la riflessione tutt'altro che secondaria di Hegel e di Humboldt; ma con felice sicurezza insiste sulla centralità di Voltaire e collega la nascita del pensiero storico illuminista all'epoca della crisi della coscienza europea al declino del modello di Bossuet e all'affermazione di quello di Spinoza ovvero alla svolta della laicizzazione della cultura. L'intellettuale che autonomamente indagava il passato e ne presentava la ricostruzione all'opinione pubblica fu possibile grazie alla secolarizzazione illuminista. Non era più una missione era un impegno civile e morale di ragione. La connessione tra le teorie deiste e razionalistiche di Voltaire e la sua volontà di fare una storia civile radicale in nome della propria indipendenza viene quindi a ragione posta a capo della genealogia degli storici moderni.

“Per chi scrivere la storia?” è la domanda che insieme a quelle sul come e sul perché farla disegna qui l'area tematica di cosa sia la storiografia. Ricuperati con originalità rispetto a opere analoghe considera infatti il problema dell'insegnamento della storia nelle scuole come tematicamente legato al suo orizzonte. E la discussione dei casi americano e italiano fa sorgere questioni che retroagiscono sulle altre due domande il come e il perché della storia. Lo storico dell'Ottocento e primo Novecento era uno storico che dallo stato liberale riceveva una delega la quale salvaguardando la sua libertà di opinione rendeva tale libertà uno dei valori formatosi nella storia nazionale da insegnare per il bene dello stato. Ma nella crisi dello stato nazionale quale delega quale orizzonte di valori deve sostenere la tradizione storica? Gli studenti d'oggi ascoltano forse con più adesione l'ideale universale e cosmopolita che si sovrappone alle altre più limitate dimensioni valoriali.

L'ultimo capitolo Universalismi appartenenza identità: un bilancio possibile analizza perciò la produzione storiografica illuminista che ha fortemente pensato una storia cosmopolita. Ricuperati accenna e il tema meritava più di un accenno al fatto che quella storiografia non possa del tutto condensarsi in Kant: la storiografia di Robertson Gibbon Hume Raynal e Diderot i modelli cioè di storia naturale dell'individuo di storia filosofica e politica furono soluzioni originali per pensare il rapporto tra cosmopolitismo e patriottismo nella storia. Il rapporto tra politica morale e teorie dei diritti naturali si pose in modo diverso perché diverse furono tali teorie. Ricuperati affronta quindi i problemi storiografici ma pure quelli politici e sociali del mondo attuale quasi interrogandosi sulla possibile contemporaneità delle categorie storiche illuministe. Più in ombra resta anche l'altro complementare interrogativo del perché e del come la cultura illuminista si sia spezzata. Tra Kant e Ranke e Guizot e Grote ci fu la rivoluzione. Proprio Franco Venturi la cui lezione è qui presente ha mostrato l'importanza dell'indagine sui modi della fine dei lumi al punto che in sostanza questo solo interrogativo domina i suoi non numerosi ma straordinari lavori di storia della storiografia. Tra il pensiero del cosmopolitismo e lo storicismo e noi c'è di mezzo il pensiero dell'utopia e della rivoluzione.


Girolamo Imbruglia

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