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Vi svelo un segreto. La primissima cosa che ho pensato leggendo il prologo è stata: “SÍ! Questo è proprio lo stile narrativo che piace a me”. Ho continuato entusiasta e incuriosita dalla storia: non mi sono più fermata, tant’è che ho presto divorato tutti i capitoli. Le aspettative che mi ero creata fin dalle prime pagine sono state pienamente soddisfatte. La protagonista, Elsa, è una ragazza in cui ci si immedesima con estrema facilità e Sabrina, l’autrice, è abile nel farti immaginare ogni cosa, scegliendo le parole più adatte, una ad una, così che tu possa vedere Elsa mentre svolge azioni quotidiane (come pulire casa, lavorare, studiare…), ma anche disperarsi, amare, sperimentare, districarsi dai rovi in cui si ritroverà aggrovigliata… Sabrina ti lascia la porta aperta per assistere silenziosamente quando Elsa s’imbatte in emozioni e situazioni a lei estranee, che culmineranno in un risvolto straziante, al punto che le sue battaglie diventano le tue e ci si arrabbia, si ride, ci si interroga, si piange con lei e ci si prepara a rialzarsi, in qualche modo. Personaggi forti sono anche l’immancabile mamma e Vittorio: la prima con il suo amore viscerale, il secondo… non posso rivelarvelo. Attuale e scorrevole, consiglio caldamente “Apolide” a un pubblico giovane (ma non troppo) e, in generale, a chiunque sia pronto a farsi scuotere dagli eventi inaspettati e abbia voglia di tornare indietro ai propri ricordi perché… andiamo, chi di noi non è stato (almeno inizialmente) Elsa? Infine, sebbene non conosca Sabrina di persona, mi sembra già di esserle amica: l’ho sentita vicina attraverso il suo scritto, sia nel racconto che nei ringraziamenti; specialmente in questi ultimi, poiché dapprima spiega come è nato il romanzo, poi si concentra sulle persone che le sono accanto, dando a ciascuno il giusto peso e riconoscimento: è una cosa che amo, da lettrice e da autrice.
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