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Ottimo il catalogo. La mostra invece si caratterizza per la totale assenza di un taglio critico (opere appese e affiancate senza nessuna, apparente, motivazione ragionata) oltre che la mancanza di cenni cronologici e tecnici a fianco ai quadri (non UNA data) anche se documentati da tempo. mah..
Eccezionale mostra, e catalogo degno di tale evento. Mai nessuna istituzione aveva non dico realizzato, ma neppure pensato possibile un'esposizione che riunisse i 3/4 delle opere superstiti di Antonello, il più misterioso (e forse il più grande) maestro del '400 italiano. l'unico pittore che abbia realmente raggiunto la perfetta sintesi tra realsimo lenticolare fiammingo (Jan van Eyck) e sintesi prospettico- luministica degli italiani (Piero della Francesca). Sono esposte a Roma quasi tutte le opere più grandi: mancano, è vero, il Cristo morto del Prado, forse il suo ultimo lavoro, e quel che resta della Pala di San Cassiano, rimasto a Vienna, ma ci sono quasi tutti i ritratti, la Crocifissione di Anversa, il Polittico di Messina e quello ricomposto tra Firenze e Milano, l'Annunciata di Palermo, la serie quasi completa dei Cristi alla colonna, e soprattutto, alla fine del percorso, il capolavoro assoluto del San Sebastiano di Dresda, fresco di restauro, che da solo vale il viaggio a Roma. Chi proprio non può andare si legga il catalogo, tra l'altro, per una volta, con bellissime fotografie (e ad un prezzo giusto!) frutto di un lungo lavoro, in cui Mauro Lucco scheda tutte le opere di Antonello come prima nessuno aveva fatto, grazie soprattutto a uno studio di radiografie e riflettografie che è stato appositamente condotto per l'occasione. In più ci sono alcune opere di confronto, tra cui un raro ritratto di Van Eyck del museo di Sibiu in Romania, e un bellissimo Crocifisso di Giovanni Bellini della Cassa di Risparmio di Prato, che in mostra permette un istruttivo confronto "tra giganti" colla Crocifissione antonellesca di Anversa.
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